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GINEVRAIl CERN volta le spalle a Facebook

05.02.20 - 14:18
L'organizzazione abbandona il prodotto Workplace anche per motivi di privacy
Archivio Keystone
Fonte ATS
Il CERN volta le spalle a Facebook
L'organizzazione abbandona il prodotto Workplace anche per motivi di privacy

MEYRIN (GE) - Il CERN ha deciso di abbandonare Workplace, un prodotto di Facebook, lo scorso 31 gennaio. La piattaforma, che serviva come strumento di comunicazione interna, era in fase di prova dal 2016 ma non si è dato seguito a causa di costi e motivi di privacy.

L'Organizzazione europea per la ricerca nucleare (CERN), con sede a Meyrin (GE), aveva annunciato questa misura già lo scorso 28 gennaio, ma il tema è stato rilanciato oggi dal quotidiano romando Le Temps.

Facebook aveva messo a disposizione gratuitamente la piattaforma nell'ottobre 2016. A distanza di tre anni e tre mesi, tuttavia, le reazioni degli utenti non sono sempre state positive, indica il CERN in una nota odierna. Molti dipendenti preferivano evitare di ricorrere a questo strumento a causa di una mancanza di fiducia verso la protezione di dati personali del colosso californiano di Menlo Park.

Nel luglio 2019 il CERN ha valutato due opzioni: pagare per continuare a utilizzare la stessa versione - offerta fino a lì gratuitamente - oppure passare a una versione gratis, ma senza diritti amministrativi e di accesso, dunque con tutti i dati trasferiti a Facebook.

«Perdere il controllo dei nostri dati è inaccettabile, così come pagare per uno strumento che non fa parte dell'offerta di servizi di base forniti alla comunità del CERN», scrive l'organizzazione, che ha così deciso di abbandonare Workplace alla scadenza della fase di prova. I collaboratori del CERN da ora dovranno ricorrere ad altre soluzioni gratuite che offrono simili funzionalità per rimanere in contatto con i ricercatori e la comunità scientifica.

Lo scorso giugno il CERN aveva abbandonato Microsoft per passare all'open source, cioè un software aperto, per le sue apparecchiature informatiche. La decisione, anche in questo caso, era di natura economica: il colosso di Redmond, infatti, aveva deciso di revocare lo status di istituzione accademica che consentiva uno sconto sui costi delle licenze.

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