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Manuele BertoliSi alla conferma dell'accordo sulle pensioni statali

24.05.24 - 10:40
Manuele Bertoli, ex consigliere di Stato e presidente della Commissione federale della migrazione.
Ti-Press / Samuel Golay
Fonte Manuele Bertoli
Si alla conferma dell'accordo sulle pensioni statali
Manuele Bertoli, ex consigliere di Stato e presidente della Commissione federale della migrazione.

Tutti i salariati si attendono dal proprio datore di lavoro un trattamento equo e corretto, sia che si parli di stipendio, di orari di lavoro, di oneri professionali o di pensioni. E’ evidente che garantire questo trattamento equo al datore di lavoro costa, ma è altrettanto evidente che esso è la base per un rapporto di lavoro sano, fruttuoso per entrambe le parti e positivo.

Le prestazioni dell’Istituto di previdenza del Cantone Ticino, che toccano i dipendenti cantonali, tutti i docenti comunali e molte altre persone che lavorano per organizzazioni pubbliche, sono già state ridotte negli scorsi anni, per tenere conto del fatto che le persone tendono a vivere più a lungo, ma l’ultima modifica è stata sottoposta a referendum, sul quale si voterà il 9 giugno. Toccherà quindi a tutti noi ticinesi decidere se confermare o meno l’accordo trovato tra datori di lavoro pubblici e personale su questa ultima modifica.

Come chiediamo al nostro datore di lavoro di essere equo e corretto nei nostri confronti, in questo caso, dove per certi versi il datore di lavoro siamo noi, dobbiamo dimostrarci equi e corretti verso le persone la cui pensione futura dipende dall’Istituto di previdenza del Cantone Ticino. La soluzione trovata è senza dubbio equilibrata, le pensioni previste con questa soluzione non sono diverse da quelle confrontabili, il costo per le casse pubbliche di questo accordo è pienamente sopportabile e non vi sono ragioni fondate per smentire l’intesa che è stata raggiunta.

Dire di no significa comportarsi come quei datori di lavoro che dai propri dipendenti vogliono il massimo, ma al contempo non sono pronti a fare la loro parte fino in fondo. Un atteggiamento che lascio qualificare al lettore, ma che sarebbe grave se uscisse dalle urne il 9 giugno prossimo.

I contrari a questo accordo non hanno alcuna soluzione alternativa da presentare, perché soluzioni alternative non ve ne sono. Tutte le casse pensioni, pubbliche o private, sono state risanate, ristrutturate o riviste nelle loro prestazioni grazie ad accordi tra i datori di lavoro e i dipendenti e in tutti questi casi ognuna delle parti, datori di lavoro compresi, hanno dovuto aumentare il loro impegno. Anche nel caso dell’Istituto di previdenza del Cantone Ticino le cose non potevano e non possono andare diversamente, perché la fredda legge dei numeri non lascia scampo.

Non gettiamo alle ortiche un accordo equilibrato e corretto nei confronti dei 17'000 dipendenti toccati da questa misura, lo Stato deve poter continuare ad offrire buone condizioni complessive a coloro che lavorano per i suoi diversi servizi. Se in questo caso il nostro voto è quello del datore di lavoro, non scappiamo dalle responsabilità insite in questo ruolo, come non vorremmo mai che facesse il nostro datore di lavoro con noi.

Manuele Bertoli, ex consigliere di Stato e presidente della Commissione federale della migrazione

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