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L'OSPITEInsediamenti urbani e distanziamento sociale

15.05.20 - 21:45
Fabrizio Garbani Nerini, deputato PS in Gran Consiglio
Archivio Tipress
Insediamenti urbani e distanziamento sociale
Fabrizio Garbani Nerini, deputato PS in Gran Consiglio

Vari siti informativi hanno ripreso alcune interessanti osservazioni dei famosi Architetti Herzog De Meuron in occasione dei loro 70 anni d’età ai tempi del coronavirus. Gli architetti mettono in guardia dalla tentazione di rimettersi a edificare in modo dispersivo in ambiente rurale quale forma di distanziamento sociale, qualora il virus dovesse rimanere a lungo tra noi. Ci ricordano che lo sforzo da fare sarà soprattutto quello di portare più campagna e natura in Città, piuttosto che il contrario.

Questa visione va condivisa e sostenuta: lo sviluppo centripeto degli insediamenti, voluto in Svizzera dal popolo con l’approvazione della LPT, non va rimesso in discussione; semmai occorrerà insistere ancora maggiormente sulla qualità di tali insediamenti urbani, garantendo anche all’interno delle Città adeguati spazi verdi per lo svago, per la coltivazione di orti, la creazione di oasi di biodiversità, la rinaturazione delle rive dei corsi d’acqua. Bello l’esempio della Città di Malmö di cui ci parla un servizio del 13.12.19 sul sito rsi.ch. A livello cantonale, in questo senso mi pare interessante l’iniziativa parlamentare “Inverdire spazi urbani e città con l’inverdimento di tetti e pareti verticali” promossa recentemente da Anna Biscossa per il gruppo PS.

È però possibile che, soprattutto in una realtà come quella ticinese, in cui le distanze tra Città e zone periurbane o valli non sono enormi, possa rinascere un positivo interesse a vivere nei villaggi. Gli obiettivi della LPT non vanno rimessi in discussione, per cui mi auguro che il Gran Consiglio possa presto approvare i necessari adeguamenti della legge cantonale sullo sviluppo territoriale che include misure di contenimento delle zone edificabili nei comparti non ancora largamente edificati in modo di salvaguardarli. L’eventuale positivo rilancio demografico delle zone discoste non dovrebbe passare dallo sfruttamento di comparti rimasti di fatto privi di costruzioni (torneremmo a errori del passato!), ma piuttosto da uno sfruttamento più razionale dei comparti già costruiti o, ad esempio nei nuclei storici, da un recupero di edifici già esistenti. Il bello potrebbe insomma tornare a prevalere sul pratico.

Nei comparti periurbani già costruiti sarebbe d’aiuto una gestione più efficace di regole e parametri edificatori, perché non di rado la presenza di edifici abitativi di qualità è paradossalmente sminuita da opere minori come cinte, tettoie, box, variegate strade private d’accesso che sacrificano sia la bellezza del paesaggio sia porzioni di terreno utile.

A favore dei nuclei storici mi piace invece ricordare l’approvazione, nel 2019, del decreto cantonale di CHF 4'200'000.- per valorizzazione del paesaggio e tetti in piode, e la recente iniziativa del collega Aron Piezzi per introdurre incentivi finanziari per rivitalizzare i nuclei tradizionali, ora all’esame commissionale. Questa la strada da seguire, anche come forma di sostegno a imprese locali dopo la spaventosa primavera appena vissuta.

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