Raoul Ghisletta, granconsigliere PS e segretario VPOD Ticino
Nel 2016 il Gran Consiglio ha approvato la modifica della Legge sull’organizzazione giudiziaria, che riduceva da 4 a 3 del numero dei Giudici dei provvedimenti coercitivi. Contro la modifica i giuristi VPOD (presieduto dall’avv. Edy Meli) e le forze progressiste hanno lanciato un referendum, che ha raccolto 8’727 firme ed è stato sostenuto dal 46,3% dei voti delle cittadine e dei cittadini (10 febbraio 2017). Per un tema così complicato è stato un risultato molto importante, anche se di poco perdente!
I motivi dei referendisti erano tre:
Il tempo è galantuomo. I fatti hanno dimostrato nel 2017-18 che i timori avanzati dai referendisti erano fondati e che il risparmio di alcune decine di migliaia di franchi annue è stato pagato a caro prezzo. Nell’ambito della sessione di dicembre 2018 del Parlamento la criticità dell’odierno carico di lavoro dei Giudici dei provvedimenti coercitivi è stata riconosciuta anche dai portavoci di partiti che avevano sostenuto la riduzione dei giudici nel 2016. Pertanto ho presentato con altri granconsiglieri un’iniziativa parlamentare volta a ripristinare il numero di giudici dei provvedimenti coercitivi esistente sino al 2016.
Non si tratta di andare contro il volere del popolo: si tratta di prendere atto che al popolo la maggioranza dei partiti ha indicato una soluzione sbagliata e contraria alla qualità di giustizia. Che l’onorevole Gobbi ed il Governo abbiano il coraggio di fare marcia indietro e sostengano con onestà intellettuale il ripristino dal quarto giudice dei provvedimenti coercitivi!