Tutte le polemiche della vigilia: da Zelensky ai “superospiti”, passando per il gender fluid
SANREMO - Si accendono ufficialmente stasera le luci sulla 73esima edizione del Festival di Sanremo. Un’edizione anticipata da parecchie stranezze che, se per alcuni sono il sale della manifestazione, per altri rappresentano lo snaturamento di un appuntamento – un tempo glorioso – che ormai non ha più nulla a che fare con una kermesse musicale.
Strane votazioni
Stranezze su più fronti, a iniziare da un sistema di votazione che diventa di anno in anno sempre più complesso e incomprensibile: quest’anno votano nelle prime due serate i giornalisti. Nella terza serata voterà il pubblico con il Televoto e una giuria demoscopica formata da 300 persone selezionate tra abituali consumatori di musica.
Ancora più complesso diventa il sistema di votazione nella quarta serata, quella dei duetti, dove a decidere sarà il pubblico che con il Televoto avrà un peso del 34%, e poi ancora i giornalisti (33%) e la giuria demoscopica (33%). Gran trambusto alla serata finale, dove si voterà di nuovo col Televoto e verrà fatta quindi una media con le votazioni delle serate precedenti per stilare alla fine una classifica.
A quel punto verranno prese le prime cinque canzoni (non più tre) che hanno ottenuto il punteggio più alto e si ricomincerà a votare di nuovo. Si riparte insomma da zero, e a decidere la vittoria sarà una votazione mista fatta da Televoto con un peso del 34%, sala stampa con il 33% e giuria demoscopica con il 33%. Insomma bisogna essere esperti in matematica per capirci qualcosa.
Volodymyr Zelensky
Ma usciamo dai numeri e vediamo le altre “note stonate” di questo Festival. A iniziare dalla criticata partecipazione del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che non sarà in videocollegamento come inizialmente ipotizzato, ma invierà un testo che sarà letto da Amadeus. Con il quale il Festival è diventato sempre più una questione politica. Altro che canzoni: anche la guerra diventa spettacolo.
Superospiti o vecchie glorie?
Mal si comprende perché cantanti che fino allo scorso anno gareggiavano tranquillamente da quest’anno diventano improvvisamente ospiti d’onore: Massimo Ranieri (era in gara lo scorso anno), Al Bano (in gara l’ultima volta nel 2017), Peppino di Capri e Gino Paoli. Amadeus ha spiegato – ma ha convinto poco – che i cantanti over 70 quest’anno saranno considerati superospiti.
E in questa categoria ci troviamo perfino i Maneskin, che hanno alle spalle appena due anni di successo. Altri tempi quando gli ospiti d’onore si chiamano Whitney Houston, Tina Turner, Queen, Madonna, David Bowie... Le uniche star che possono chiamarsi tali sono i Depeche Mode che presenzieranno alla serata di sabato.
Cover indigeste
Poco rispettosa per la musica italiana appare (novità di quest'anno) la scelta di Amadeus di aprire la serata delle cover anche alla musica straniera. Eppure la musica italiana è piena di canzoni del passato che potrebbero essere riportare sul palco. I primi che passano sulla sponda anglosassone sono Marco Mengoni, che porta “Let it be” dei Beatles, e Elodie che insieme a BigMama canterà “American Woman” di Lenny Kravitz. Poco si comprende il comportamento di Anna Oxa che si è rifiutata di cantare in duetto. Per la serata delle cover ha scelto di correre da sola e presentarsi con una suo classico, “Un’emozione da poco”. Sarà accompagnata dal violoncellista Iljard Shaba.
Gender fluid e polemiche
E infine tra le ultime note stonate c’è quella legata al gender fluid. Crocifisso Manuel Franco Rocati, in arte Rosa Chemical, in gara a Sanremo. La deputata di Fratelli d’Italia, Maddalena Morgante, ha chiesto l'esclusione del cantante dalla gara. «Porterà il sesso, l’amore poligamo e i porno su Onlyfans. Il Festival della canzone rischia di diventare l’ennesimo spot in favore del gender e della sessualità fluida» ha sbottato la deputata in Aula alla Camera. Dimenticando, la Morgante, che alla fine sono solo canzonette. Con la speranza che almeno sul palco non ci siano stonature.