A Trieste, lungo le acque delle memoria

Sulle vie d’acqua tra Padova e Trieste: itinerario tra fiumi, canali e città d’arte (terza e ultima parte)
Sulle vie d’acqua tra Padova e Trieste: itinerario tra fiumi, canali e città d’arte (terza e ultima parte)
TRIESTE - Il nostro viaggio sulle vie d’acqua del Nordest prosegue verso Aquileia, antica colonia romana fondata nel 181 a.C., un tempo grande porto dell’Impero e oggi uno dei più importanti siti archeologici d’Italia. Arrivando lungo i canali che un tempo collegavano la città al mare, si percepisce ancora la sua grandezza: un paesaggio sospeso, in cui i resti del foro, del porto fluviale e delle strade lastricate sembrano raccontare la vita frenetica di duemila anni fa.
Nel Parco Archeologico di Aquileia camminiamo tra colonne spezzate, mosaici e antiche fondamenta. Ogni pietra parla di commerci, di rotte lontane, di scambi culturali. L’impressione è quella di un luogo vivo, nonostante il tempo: qui il passato affiora con discrezione, ma con una forza che lascia il segno.
Pochi passi più in là si apre lo spazio maestoso della Basilica di Santa Maria Assunta, uno dei capolavori del primo Cristianesimo. All’interno si stende un pavimento di mosaici straordinari, il più vasto del mondo antico, realizzato nel IV secolo. Figure di animali, simboli religiosi, motivi geometrici e scene di vita si intrecciano in una narrazione di fede e bellezza. La luce che filtra dalle finestre e si riflette sulle tessere dorate crea un’atmosfera quasi irreale: è come camminare su un mare di storia e spiritualità. Dalla cripta affrescata, dove si percepisce il respiro delle origini cristiane, saliamo poi al campanile: lo sguardo si apre sulla pianura friulana e sulla laguna, meta successiva del nostro itinerario.
Lasciata Aquileia, seguiamo ancora la linea d’acqua fino a Grado, un’isola che unisce la quiete della laguna al profumo del mare. Nata come rifugio per gli abitanti di Aquileia durante le invasioni barbariche, Grado conserva un fascino tutto suo: calli strette, case colorate, barche ormeggiate lungo i canali. È una piccola Venezia, ma più raccolta, più intima.
Passeggiamo nel centro storico, tra piazzette e cortili dove la vita scorre lenta. La Basilica di Sant’Eufemia, con il suo pavimento musivo del VI secolo, testimonia il passato bizantino della città. Qui il tempo sembra essersi fermato, e il mare, a pochi passi, accompagna ogni suono con la sua voce sottile. Grado è anche un luogo di luce e di vento, dove l’arte, la devozione e la natura si fondono in un equilibrio raro.
Verso Trieste: la rotta dell’ultima laguna
Lasciando Grado, l’arrivo nella città mitteleuropea per eccellenza, Trieste, segna il compimento simbolico del nostro itinerario da Padova al mare aperto. Trieste si presenta con la sua eleganza austro-ungarica: il centro storico è un mosaico di culture e architetture, dove convivono palazzi neoclassici, caffè storici e vie che profumano di porto. Passeggiare in Piazza Unità d’Italia, affacciata sul mare, è come trovarsi su una soglia tra terra e acqua, tra passato e futuro.
Ma Trieste non è solo luce e bellezza. La visita alla Risiera di San Sabba riporta il viaggio su un piano di riflessione profonda. Questo luogo, un ex stabilimento per la pilatura del riso, fu trasformato dai nazisti in campo di detenzione e sterminio durante la Seconda guerra mondiale: l’unico campo con forno crematorio in Italia.
Camminare tra le celle, nel cortile del silenzio, davanti ai nomi incisi sulle pareti, è un’esperienza che toglie il fiato. Dopo tante meraviglie artistiche e naturali, la Risiera ricorda che anche il dolore fa parte della nostra storia e che la memoria è un dovere civile e umano.
Per ritrovare la dimensione umana e conviviale del viaggio, ci siamo poi diretti sull’altipiano carsico, dove il vento di bora incontra la pietra e il verde delle viti. Qui, tra muretti a secco e panorami che spaziano fino al mare, si nascondono le osmize, tipiche case contadine triestine che aprono le porte per offrire vino e prodotti locali.
Abbiamo scelto l’Ozmiza Fabec, un luogo autentico, semplice e caloroso. A tavola, salumi affumicati, formaggi del Carso, uova sode e pane rustico, accompagnati da un buon Terrano, raccontano la tradizione friulana e slovena che da sempre si mescola in queste terre di confine. È stato un pranzo lento, conviviale, perfetto per concludere un viaggio nato sull’acqua e terminato tra le colline.
Con l’arrivo a Trieste, il nostro itinerario lungo le vie d’acqua del Nordest giunge al termine. Dal Brenta alla Litoranea Veneta, abbiamo seguito un filo liquido che unisce storia, arte e paesaggi: la Padova di Giotto e degli Scrovegni, le ville del Settecento affacciate sul Brenta, le lagune di Venezia, il silenzio di San Servolo, le acque del Piave, i mosaici di Aquileia e la luce di Grado, fino al mare aperto di Trieste.
È stato un viaggio nell’anima di un territorio che vive di acqua e di memoria, dove ogni tappa racconta una diversa forma di bellezza. Dalle antiche rotte dei mercanti veneziani alle nuove vie del turismo lento, questo percorso ci ha insegnato che l’Italia può ancora essere scoperta con lentezza, seguendo il ritmo delle correnti e lasciandosi sorprendere da ciò che si riflette nell’acqua.
E per chi vorrà unirsi al nostro viaggio futuro, segnate la data: la prossima partenza sarà il 19 settembre 2026.
Gli articoli precedenti di questo reportage sono stati pubblicati il 25 e 30 settembre 2025.
Testo a cura di Claudio Rossetti
Contatto: newsblog@viaggirossetti.ch









