L'obiettivo è spingere i consumatori a riutilizzare i vecchi cavi e ridurre così i rifiuti elettronici. La misura potrebbe avere conseguenze anche in Svizzera
STRASBURGO - Telefono cellulare, caricatore e libretto delle istruzioni. È quanto si trova di solito nella confezione di uno smartphone nuovo. Nell’UE, però, potrebbe presto non essere più così. Per tentare di ridurre i rifiuti elettronici, infatti, il vicepresidente della Commissione europea Maroš Šefčovič ha proposto di vietare ai produttori di fornire il cavo di ricarica insieme all’apparecchio.
«Autorizzare i produttori a vendere solo telefoni cellulari senza caricatore sarebbe un’opzione promettente dal punto di vista ambientale», ha dichiarato il politico slovacco durante un dibattito al Parlamento europeo. «Ai consumatori dovrebbe essere dato un ruolo essenziale», ha sottolineato.
L’idea è che i cittadini siano così invogliati a conservare i vecchi cavi e a riutilizzarli per i nuovi apparecchi. L’assenza del caricatore in dotazione, ha sottolineato Šefčovič, dovrebbe altresì tradursi in una riduzione del prezzo finale del nuovo apparecchio.
Il Commissario per le Relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche ha lanciato la proposta mentre si discuteva dell’opportunità d'introdurre l’obbligo di un unico caricatore standard per tutti i dispositivi mobili: smartphone, tablet, lettori di e-book, ecc. I tentativi avviati nel 2009 di spingere i produttori a introdurre volontariamente un unico standard, infatti, non hanno portato i risultati sperati.
L’imposizione di un caricatore europeo obbligatorio o l'introduzione di un divieto di fornire il cavo di ricarica insieme ai nuovi apparecchi potrebbero avere conseguenze anche sui prodotti venduti in Svizzera.
La Commissione europea stima che, nel 2020, la montagna di rifiuti elettronici prodotti nell’UE supererà i 12 milioni di tonnellate. E una piccola parte di questa valanga di tecnospazzatura sarà costituita da caricatori per telefoni cellulari: 51mila tonnellate di cavi e trasformatori, pari ai rifiuti domestici prodotti in un anno da una città di 100mila abitanti.