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CANTONE«È ora che i sindaci ticinesi escano dal buco»

26.10.20 - 18:26
Giovanni Cossi, presidente della Conferenza dei sindaci del Malcantone, lancia un appello: «Salviamo il Cantone».
Ti-Press (archivio, l'immagine è stata scattata prima della pandemia)
«È ora che i sindaci ticinesi escano dal buco»
Giovanni Cossi, presidente della Conferenza dei sindaci del Malcantone, lancia un appello: «Salviamo il Cantone».
Ogni Comune dovrebbe ideare una misura di risparmio pari ad almeno due milioni di franchi. Lo scopo? Ridurre il deficit previsto per il 2021. «Siamo impantanati», tuona il nostro interlocutore.

VERNATE - «Parafraso JFK. Chiediamoci cosa noi possiamo fare per il nostro Cantone. E non cosa il nostro Cantone può fare per noi». Giovanni Cossi, sindaco di Vernate e presidente della Conferenza dei Sindaci del Malcantone, lancia un appello a tutti i suoi omologhi ticinesi. Lo scopo? Ridurre il deficit cantonale previsto per il 2021. «Siamo in una situazione eccezionale che necessita risposte rapide».

In concreto cosa chiede agli altri sindaci ticinesi?
«Ogni sindaco proponga una misura di contenimento dei costi o di aumento delle entrate pari ad almeno 2 milioni di franchi. I sindaci in Ticino sono 111. Significherebbe trovare soluzioni per almeno 222 milioni di franchi». 

Non funziona proprio così di solito…
«Si continua a parlare di cambiamento, ma non si cambia niente. Dobbiamo uscire da questi schemi. Tutti si assumano le proprie responsabilità. Non possiamo solo rompere le scatole».

Ci fa un esempio pratico?
«Personalmente ho pronte diverse proposte tra le quali la riduzione del contributo di geo localizzazione che ammonta oggi a 13 milioni. Potremmo ridurlo a 6,5 milioni. Anche i Comuni discosti e lontani dai centri sono ormai raggiungibili sia dai mezzi pubblici, sia dai privati. Il Comune di Maggia, che riceve 750.000 franchi all’anno, ad esempio un tempo rientrava in questa categoria. Adesso dovrebbe essere classificato come un sobborgo di Locarno. Discorso diverso, invece, per Comuni veramente periferici come Cerentino o Bosco Gurin».

Non teme che qualche suo collega sindaco potrebbe prenderla male?
«Me ne frego. È ora di cambiare le cose. Non possono solo piangere. Dobbiamo renderci conto che siamo impantanati. E non fatemi usare altre parole più volgari. Le aziende sono davvero in difficoltà. E anche le persone. I sindaci devono venire fuori dal buco. Alla riunione della Conferenza dei Sindaci del Malcantone, a cui era presente anche il consigliere di Stato Claudio Zali, la proposta di cui mi faccio portavoce è passata all’unanimità. Perché dunque altrove non dovrebbe esserci lo stesso concetto di solidarietà? Basterebbe provare a buttare sul tavolo qualche idea. Poi tutto arriverebbe di conseguenza, in maniera naturale. Sono sicuro che molti sindaci potrebbero proporre progetti interessanti, ci sono persone intelligenti in Ticino».

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