Secondo il Consiglio federale, il fatto che il fenomeno mafioso non sia stato trattato diffusamente nel rapporto d'attività Fedpol del 2017 non significa che vi sia disinteresse
BERNA - La lotta alla criminalità organizzata, specie italiana come la 'Ndrangheta, rimane una priorità per le autorità elvetiche. È quanto si legge in una risposta del Consiglio federale a un'interpellanza del consigliere nazionale Marco Romano (PPD/TI), preoccupato per la centralizzazione a Berna della Polizia federale (Fedpol).
Secondo il governo, il fatto che il fenomeno "mafioso" non sia stato trattato diffusamente nel rapporto d'attività Fedpol del 2017 non significa che vi sia disinteresse da parte della Confederazione.
Le informazioni estrapolate dalle attività d'indagine e di analisi hanno evidenziato, secondo il governo, che le organizzazioni criminali di origine italiana sono attive a livello transnazionale e ripartite in tutta la Svizzera. Ne consegue che le autorità federali collaborano strettamente sia con le autorità cantonali sia con quelle estere.
In particolare, «la collaborazione con la polizia cantonale ticinese è buona e verrà rafforzata in futuro». Anche la cooperazione con le autorità italiane è stata migliorata: è infatti operativo un gruppo di lavoro congiunto Italia - Svizzera e un addetto di polizia di Fedpol è distaccato a Roma.
La lotta contro la criminalità organizzata, spiega l'esecutivo, non si limita soltanto alla repressione, ma anche alla prevenzione mediante l'adozione di misure di allontanamento (divieti d'entrata di durata superiore a cinque anni e, in casi gravi, di durata indeterminata nonché espulsioni) pronunciate in virtù della legge federale sugli stranieri nei confronti di membri di organizzazioni criminali al fine di salvaguardare la sicurezza interna o esterna della Svizzera.
Fedpol, poi, fornisce inoltre consulenza agli uffici federali che si occupano di acquisti e, nell'ambito di corsi offerti dalla Confederazione, sensibilizza i partecipanti sui temi quali la corruzione e l'infiltrazione.