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BELLINZONA/BERNALa ricetta ticinese contro l'immigrazione di massa

07.03.16 - 13:14
Presentato a Berna il modello che permette di «adottare misure adeguate per porre rimedio a conseguenze negative della libera circolazione delle persone»
Ti Press
La ricetta ticinese contro l'immigrazione di massa
Presentato a Berna il modello che permette di «adottare misure adeguate per porre rimedio a conseguenze negative della libera circolazione delle persone»

BERNA - Il Cantone Ticino ha presentato oggi, a Berna, un modello di clausola di salvaguardia per l’applicazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa. Il modello permette di adottare misure adeguate per porre rimedio a conseguenze negative della libera circolazione delle persone.

Queste misure vengono adottate al livello più basso possibile, dove vengono riscontrate difficoltà particolari: in rami economici regionali, a livello di regioni oppure in tutta la Svizzera, in funzione del grado di difficoltà (approccio “bottom-up”). Per far scattare il meccanismo, il modello si basa su indicatori, oggettivamente misurabili, relativi al mercato del lavoro.

La proposta prevede sia misure di protezione interne, compatibili con l’accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC), sia misure esterne. Per quanto riguarda queste ultime, il modello predilige misure qualitative (priorità indigena) con effetti quantitativi rispetto a tetti massimi per l’immigrazione. Il modello è stato concepito quale possibile proposta negoziale per i colloqui in corso con l’UE, sulla base della clausola di salvaguardia iscritta nell’ALC (art. 14 cpv 2). In tal senso, questa proposta di clausola di salvaguardia è da intendere quale contributo per una soluzione consensuale.

Il modello è stato sviluppato dalla cattedra di negoziazione e di gestione dei conflitti dell’ETH Zurigo, sotto la direzione del Prof. Michael Ambühl, su mandato del Cantone Ticino. L’approccio “bottom-up” si concentra, in linea con il mandato, sui lavoratori frontalieri; potrebbe tuttavia essere potenzialmente applicato anche all’immigrazione.

Alla conferenza stampa odierna hanno partecipato una delegazione del Consiglio di Stato del Cantone Ticino, il Prof. Michael Ambühl del Politecnico di Zurigo, e una delegazione della Deputazione ticinese alle camere federali, presieduta da Giovanni Merlini (Consigliere nazionale PLR).
Il Presidente del Governo Norman Gobbi ha sottolineato che “l’iniziativa contro l’immigrazione di massa va applicata tenendo conto dei problemi e delle specificità delle diverse regioni del nostro Paese. La libera circolazione delle persone non ha gli stessi effetti in tutti i Cantoni.”

Christian Vitta, Direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia del Cantone Ticino, ha affermato che “si tratta di un modello intelligente” e che “la proposta del Prof. Ambühl e del suo gruppo di ricerca è costruita in maniera accurata, flessibile e completa. A mia conoscenza è l’unico modello di clausola di salvaguardia sufficientemente concreto per poter fungere da base per un accordo con l’UE e permettere così un’attuazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, come pure il mantenimento degli accordi bilaterali”.
Il Prof. Michael Ambühl ha sottolineato che il modello non lede i principi della libera circolazione delle persone: precisa unicamente le modalità d’attuazione dell’accordo esistente. “I valori soglia, al di sopra dei quali potrebbero venire applicate le misure di protezione, sono restrittivi. Solo in situazioni straordinarie dal punto di vista statistico potrebbero essere adottate delle misure di rimedio mirate e limitate nel tempo. In un’ottica statistica sono considerate “straordinarie” solo situazioni nelle quali l’indicatore devia fortemente dal valore medio, ad esempio con una o addirittura due deviazioni standard.”
Secondo Giovanni Merlini, Consigliere nazionale e presidente della Deputazione ticinese, è sicuro che “questo studio solleverà l’interesse del Parlamento. L’esito delle trattative tra Unione Europea e Gran Bretagna mostra che, con questo concetto, siamo sulla buona strada: bisogna saper individuare con precisione dove la libera circolazione delle persone causa problemi, così da poter agire in maniera altrettanto mirata. Questo nell’interesse sia della Svizzera sia dell’UE.”

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