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CANTONEDenaro sporco che passava dall'ufficio cambi

15.12.21 - 15:13
Oltre al delitto di via Valdani, i reati finanziari. Prosegue il processo nei confronti degli Ignorato
Ti Press
Denaro sporco che passava dall'ufficio cambi
Oltre al delitto di via Valdani, i reati finanziari. Prosegue il processo nei confronti degli Ignorato

LUGANO - Non c’è soltanto l’uccisione del fiduciario Angelo Falconi. Pasquale Ignorato e il figlio di 29 anni sono anche accusati di alcuni reati finanziari.

Per il figlio si tratta di riciclaggio di denaro per aver eseguito, a favore di altre due persone, una decina di operazioni di cambio valuta. Si trattava di operazioni da 70’000-80’000 euro l’una, con denaro provento di attività criminale.

In relazione a questa accusa, emerge un presunto collegamento tra il 29enne e un individuo che è considerato una sorta di banchiere luganese al servizio della camorra. Un uomo che, lo si evince dalle cronache, in passato è già stato condannato per riciclaggio, sia in Svizzera che in Italia.

Il giovane tuttavia nega di aver mai effettuato dei cambi per conto di tali persone, indicate nell’atto d’accusa firmato dalla procuratrice pubblica Marisa Alfier.

L’attività del padre - Il padre è invece accusato di truffa, cattiva gestione, falsità in documenti e omissione della contabilità, in relazione alla sua attività quale gestore di una stazione di servizio. In primis si parla di una presunta truffa ai danni di un fornitore di carburante. La cattiva gestione avrebbe invece portato al fallimento della società che amministrava.

Il delitto - Nel corso della mattinata, il giudice Marco Villa ha invece ripercorso i fatti relativi al delitto di via Valdani, in cui è stato ucciso un fiduciario. Padre e figlio avrebbero aspettato la vittima in un parcheggio sotterraneo per poi «eliminarla».

Un episodio che, secondo l’accusa, era premeditato. Questo in considerazione del fatto che la sera precedente il figlio si trovava nei pressi della rampa del garage sotterraneo, finché il fiduciario non è uscito dallo stesso con la sua vettura.

In aula i due imputati - difesi dagli avvocati Marco Bertoli ed Elio Brunetti - hanno tuttavia negato che si trattava di un sopralluogo e hanno quindi ribadito che quello del giorno successivo è stato «un incontro del tutto casuale» con il fiduciario. E che l’arma del delitto (si trattava di un tubo metallico) si trovava nel bagagliaio della vettura del fiduciario. Quest’ultimo l’avrebbe presa, sferrando il primo colpo.

Per il fatto di sangue, la procuratrice pubblica ipotizza il reato di assassinio, in via subordinata di omicidio intenzionale.

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