L'allarme di Bossalini: «La mafia è qui, è un'evidenza. Ma non abbiamo i mezzi che hanno gli inquirenti italiani». Noseda sulla galleria di base: «I lavoratori vengono sfruttati e minacciati»
LUGANO - «Sono molto preoccupato per l’infiltrazione della criminalità organizzata in Ticino, sta erodendo letteralmente il tessuto economico. Se non facciamo qualcosa si compreranno tutto». Sono le parole forti e preoccupanti che Dimitri Bossalini, Presidente dell’Associazione delle Polizie Comunali Ticinesi APCTi, rivolge alla stampa italiana, e precisamente a il Fatto Quotidiano. È ormai noto che anche in Svizzera le organizzazioni mafiose italiane stanno diventando un problema, soprattutto la ‘ndrangheta. A quanto pare anche in Ticino.
Il giornale tira in ballo il comune di Lamone e la comunità calabrese originaria in particolare da Mesoraca, in provincia di Crotone.
'Ndrangheta radicata in Ticino - La conferma dell'infiltrazione mafiosa arriva dallo stesso Bossalini: «Che la ‘ndrangheta sia radicata in Ticino è un’evidenza, è palese e lo dimostrano le inchieste». E prosegue spiegando in quali settori queste organizzazioni si sarebbero infiltrate: «Hanno approfittato dei bassi tassi delle ipoteche per acquistare stabili con cui riciclare i loro profitti, in alcuni comuni è lampante. Con queste persone ci stiamo abituando a convivere e a fare affari. Purtroppo – continua – in Svizzera per le indagini abbiamo spesso le mani legate: non abbiamo i mezzi che hanno gli inquirenti italiani, per esempio le intercettazioni telefoniche e i pedinamenti. La legge è molto più restrittiva qui da noi».
Mafia nella società ombra - Parole forti, quelle di Bossalini, ma non nuove. Dichiarazioni altrettanto preoccupanti erano emerse in occasione dell'incontro organizzato pochi giorni fa dall’Osservatorio europeo di giornalismo dell’USI e il gruppo di giornalisti d’inchiesta investigativ.ch. E dove si erano avanzate anche ipotesi pesanti, con il possibile legame tra il progetto Alptransit appena inaugurato e le suddette organizzazioni criminali. Si è fatto ad esempio cenno ai tre responsabili del progetto che saranno a breve chiamati a giudizio con l'accusa è di omicidio colposo. «Quando gli inquirenti arrivarono - aveva dichiarato in quell'occasione il procuratore John Noseda -, il luogo dell’incidente era stato completamente stravolto, con l’aggiunta di misure di sicurezza in precedenza non presenti. Ma nessuno dei trenta operai – spiegava Noseda – ha voluto parlare, perché avevano paura per il loro lavoro e la loro famiglia. Questa è omertà riconducibile alla mafia. I lavoratori vengono portati qui, sfruttati e minacciati come nelle più classiche logiche di stampo mafioso».
Il sottobosco del settore finanziario - Anche l'avvocato Paolo Bernasconi aveva commentato la gestione delle infiltrazioni mafiose in Svizzera: «Nel nostro Paese mancano gli anticorpi, non solo per le gare di appalto, ma in tutto il settore finanziario. Più c’è sottobosco finanziario, più c’è mafia».