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Salvare le cozze per evitare l'avvelenamento del lago

CANTONE/CONFINESalvare le cozze per evitare l'avvelenamento del lago

19.03.24 - 18:30
Il grido di allarme della ricercatrice e la sfida per il futuro del Lago Maggiore
Andrea Valentina Gussoni
Fonte redazione Tio
Salvare le cozze per evitare l'avvelenamento del lago
Il grido di allarme della ricercatrice e la sfida per il futuro del Lago Maggiore

VARESE - Alghe neurotossiche e una cozza in grado di proteggerci da malattie degenerative? Non si tratta di una nuova serie targata Netflix ma del documentario di Andrea Valentina Gussoni, giovane ricercatrice della provincia di Varese, approdata sulle sponde del Lago Maggiore per affrontare uno dei problemi più allarmanti degli ultimi anni: l’esplosione delle fioriture di alghe nocive.

Alghe pericolose - Queste alghe, spiega Andrea nel suo documentario, producono biotossine in grado di causare nell’immediato danni neurologici gravi e capaci, secondo recenti studi, di favorire l'insorgenza di malattie come la SLA e il Parkinson.

«Le alghe tossiche sono diventate un problema mondiale. Sempre più fiumi, laghi e mari vengono contaminati ogni anno» sottolinea la ricercatrice. «Le principali cause sono due: la prima è l’inquinamento, che trasporta i nutrienti necessari per queste alghe; la seconda è il riscaldamento delle acque: più l’acqua è calda più proliferano e crescono».

«Queste neurotossine si trasmettono da preda a predatore lungo la catena alimentare - avverte Andrea -. Anche il pescato apparentemente sano può nascondere un pericolo mortale. L’aspetto e il sapore non cambiano e le neurotossine sono termostabili, cioè non si possono eliminare né con il congelamento né con la cottura».

Lago Maggiore a rischio - Dopo aver documentato in Sudafrica l'avvelenamento della popolazione locale di otarie che, una volta contaminate, hanno iniziato ad attaccare gli esseri umani, Andrea si è concentrata sul nostro bacino lacustre. Anche il Lago Maggiore, infatti, potrebbe presto doversi confrontare con il dilagare di questa nuova insidiosa minaccia. Un problema ambientale che rischia di coinvolgere persino l'acqua destinata alle irrigazioni agricole. Eppure, nelle nostre zone una soluzione per scongiurare lo scenario di un bacino avvelenato è ancora presente, assicura la ricercatrice.

La salvezza in una piccola cozza - La chiave risiede in una piccola cozza nativa, che da centinaia di anni filtra le acque del lago da tossine e inquinanti. Un ruolo di vitale importanza per l'equilibrio di questo prezioso ecosistema lacustre, condiviso tra Italia e Svizzera.

L'esperta Nicoletta Riccardi, dell'Istituto per lo Studio degli Ecosistemi del CNR di Pallanza, fornisce al riguardo alcuni dati importanti: «Una sola è in grado di filtrare fino a 40 litri di acqua al giorno. In 20 anni, la durata media della sua vita, può filtrare centinaia di migliaia di litri d'acqua, svolgendo un ruolo insostituibile».

Eppure oggi è gravemente minacciata: le recenti siccità prolungate, con il prosciugamento di vaste aree litoranee, il ruolo nocivo di altri bivalvi alieni introdotti accidentalmente nel lago e l'assenza di adeguate misure di tutela ne hanno decimato la popolazione. «Risulta essere tra gli animali più a rischio di estinzione al mondo, più del panda o della tigre».

Come raccontato nel documentario di Andrea, il Lago Maggiore rischia quindi di perdere il suo prezioso «esercito di sentinelle» in un momento critico, con i cambiamenti climatici che favoriscono la proliferazione delle alghe tossiche. «Ogni singolo esemplare superstite è una speranza di sopravvivenza - afferma l'esperta -. Finché ci sono ancora esemplari in vita c'è ancora tempo per intervenire con progetti di tutela e ripopolamento».

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