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Cinghiale malcantonese positivo alla trichinella

La positività è emersa dopo l'analisi di un campione di gruppo prelevato da sette cinghiali.
Ti Press
Cinghiale malcantonese positivo alla trichinella
La positività è emersa dopo l'analisi di un campione di gruppo prelevato da sette cinghiali.
Il parassita può avere conseguenze anche gravi sull'uomo, se quest'ultimo consuma carne cruda o poco cotta.
BELLINZONA - In occasione delle regolari analisi di controllo per la trichinella, la scorsa settimana è stata riscontrata la positività in un campione di gruppo (pool) prelevato da sette cinghiali cacciati nella regione del Malcantone. ...

BELLINZONA - In occasione delle regolari analisi di controllo per la trichinella, la scorsa settimana è stata riscontrata la positività in un campione di gruppo (pool) prelevato da sette cinghiali cacciati nella regione del Malcantone. Sono in corso le analisi dei singoli animali del gruppo e in uno dei capi analizzato finora è stata confermata la positività alla malattia, che può avere conseguenze anche gravi pure negli esseri umani a seguito del consumo di carni crude o poco cotte delle specie colpite.

La trichinella è un parassita che può infestare gli animali e l’essere umano. L’analisi della trichinella è obbligatoria per legge sulle carni di tutti i cinghiali cacciati destinate al consumo e sulle carni suine ed equine di allevamento. Le analisi sono effettuate su campioni di muscolo (diaframma) e sono volte a rintracciare la presenza di larve del parassita.  

La trichinosi negli animali si manifesta in modo differente a seconda della specie colpita. Nella maggior parte dei casi non si manifesta alcuna sintomatologia o i sintomi sono lievi e temporanei. Gli animali possono infettarsi attraverso il consumo di carni infette, contenenti le larve incistate del parassita. Queste, una volta ingerite, si attivano a livello dello stomaco, penetrano nella parete dell’intestino e attraverso i vasi sanguigni raggiungono i muscoli. Qui formano delle piccole cisti, all’interno delle quali rimangono vitali per anni, di dimensione millimetrica e invisibili ad occhio nudo.  

Gli animali selvatici maggiormente coinvolti nel ciclo del parassita sono i mammiferi predatori (lupo, lince, orso, volpe, tasso, ecc.) che si nutrono cacciando o consumando carogne, i cinghiali, i piccoli roditori, come pure gli uccelli predatori (rapaci) e singole specie di rettili. Tra gli animali domestici possono essere infettati i suini e gli equini.

L’essere umano può infettarsi consumando carni crude (anche lavorate, come gli insaccati) o poco cotte contenenti le larve di animali delle specie sopra indicate, mentre non vi è trasmissione da persona a persona. In seguito all’ingestione può manifestarsi diarrea e una sintomatologia più grave e generale (dolori muscolari, debolezza, edemi) dovuta alla diffusione delle larve nel circolo sanguigno e nella muscolatura. Raramente possono essere colpiti il muscolo cardiaco e il cervello. Nei casi più gravi l’infezione può portare persino alla morte dell’individuo.

Questa patologia è conosciuta storicamente come legata al consumo di carni suine crude o poco cotte. Per questo motivo tutte le carni delle specie potenzialmente coinvolte dalla malattia devono essere controllate, così come disciplinato dalle normative legali federali. È altresì fondamentale gestire correttamente tutti gli scarti di origine animale, compresi gli scarti di cucina, le carcasse di animali selvatici e gli scarti di macellazione. A tal proposito, le autorità invitano i cacciatori ad attenersi a quanto previsto dalle disposizioni federali e rendere possibile l'analisi di ogni capo cacciato.

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