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CANTONEEx direttore assolto, le ARL: «Ricorreremo»

29.10.20 - 07:14
Curzio Bernasconi è stato ritenuto non colpevole per il reato di amministrazione infedele dalla Pretura penale.
Tipress (archivio)
Ex direttore assolto, le ARL: «Ricorreremo»
Curzio Bernasconi è stato ritenuto non colpevole per il reato di amministrazione infedele dalla Pretura penale.
Ma la sentenza del giudice non è piaciuta al suo ex datore di lavoro: «Le motivazioni espresse dal giudice non sono condivisibili».

LUGANO - Si è chiusa con un'assoluzione la vicenda giudiziaria che vedeva protagonista l'ex direttore delle Autolinee regionali luganesi (ARL) Curzio Bernasconi. Lunedì, il 69enne, in pensione dal 2017, è infatti stato ritenuto «non colpevole» per il reato di amministrazione infedele ripetuta e in parte aggravata dal giudice della Pretura penale di Bellinzona Marco Kraushaar. 

Arriva il ricorso - Una sentenza che non è però piaciuta ai vertici delle ARL che ieri sera - con una breve nota stampa - hanno comunicato la loro intenzione di ricorrere in appello. «Le motivazioni orali espresse dal giudice non sono condivisibili», precisa la società di trasporto pubblico che nel 2017 aveva sporto denuncia contro il proprio ex direttore al Ministero pubblico e successivamente si era costituita come accusatrice privata. 

La vicenda - Il caso era scoppiato nel novembre del 2017 in occasione dell'assemblea dei soci. Dalle casse delle ARL mancavano più di 130.000 franchi. A seguito di quella scoperta era subito partita un'inchiesta per amministrazione infedele nei confronti dell'ex direttore della compagnia che era andato in pensione qualche mese prima. Si è poi scoperto che l'uomo aveva impiegato per dieci mesi tre dipendenti delle ARL per ristrutturare un rustico appartenuto alla moglie come «compensazione» delle vacanze e delle ore straordinarie arretrate. Una prassi, quella d'impiegare parte del personale in interventi esterni a favore di terzi, che secondo il giudice era nota ai vertici dell'azienda e veniva utilizzata per ottimizzare le ore improduttive. Da qui la motivazione della sentenza che scagiona Bernasconi e boccia la tesi sostenuta dal procuratore pubblico Daniele Galliano, che chiedeva una pena pecuniaria sospesa per l'ex dirigente. 

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