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Viaggio nelle luci rosse: «C'è chi cerca la moglie nell'escort»

La pandemia ha ridotto, ma non spento il sesso a pagamento
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Viaggio nelle luci rosse: «C'è chi cerca la moglie nell'escort»
La pandemia ha ridotto, ma non spento il sesso a pagamento
Il gerente di uno dei locali erotici più noti: «È giusto che anche ai tempi del Corona a ognuno venga lasciata la propria morale».
CHIASSO - Neppure la pandemia è riuscita spegnerle. Ci riferiamo alle luci rosse. Sebbene la crisi da Covid abbia messo in difficoltà il settore del sesso a pagamento (vedi articolo sopra), i locali erotici ticinesi dove si esercita la ...

CHIASSO - Neppure la pandemia è riuscita spegnerle. Ci riferiamo alle luci rosse. Sebbene la crisi da Covid abbia messo in difficoltà il settore del sesso a pagamento (vedi articolo sopra), i locali erotici ticinesi dove si esercita la prostituzione non tremano ancora. 

«Gli italiani non mancano» - A testimoniarlo è un giovane gerente di uno dei postriboli più noti del Sottoceneri: «Certo - dice - il giro d’affari è calato notevolmente, ma siamo propositivi, soprattutto perché dopo il lockdown pensavamo che saremmo ripartiti a settembre. La clientela italiana non manca in questi giorni». Stando al suo racconto a frenare un po’ gli appetiti transfrontalieri, al momento, è l’obbligo di registrazione: «Il piano sicurezza anti Covid-19 prevede che dopo le 18 si debba schedare ogni cliente con nome e numero di telefono; un’imposizione che ha indubbiamente inibito il desiderio da parte dei nostri frequentatori – per il 70 per cento italiani – di farci visita. La raccolta dei dati viene meno solo se l’ospite decide di passare direttamente alle camere del postribolo».

«Un vizio peggiore del gioco» - Entriamo, accompagnati, nel postribolo. Saliamo lungo una ripida scalinata rossa nelle stanze destinate all’attività sessuale. Tutto sembra pulito. Il gerente decanta le misure igieniche, intensificate post Covid. «Le ragazze prendono asciugamani e lenzuoli sanificati dinanzi al cliente e li cambiano a ogni sessione. Un comportamento che sembra essere molto gradito dai clienti». Mentre parliamo, un via vai di ragazze in tacchi a spillo e lingerie sexy inizia ad animare i corridoi. «Essere nelle grinfie di una prostituta è peggio del vizio del gioco d’azzardo» si lascia andare il gerente del locale. 

Escort dimezzate nel locale - Per ora i tempi d’oro sono un ricordo lontano. Nei giorni di Coronavirus, lavorare a pieno regime sembra essere ancora pura utopia. «Fino al 21 settembre potremo ricevere non più di cento clienti a serata, questo spiega perché attualmente le escort operative sono solo una trentina e non una settantina come di consueto» ci racconta. Le cifre sui guadagni variano da squillo a squillo. I clienti sembrano essersi adattati generosamente ai tempi di magra. Continua il nostro interlocutore: «Ci sono lucciole che chiudono la giornata con 300 euro, altre con 1500».

C'è chi sfida la paura - Non sempre gli avventori desiderano raggiungere l’amplesso, però: «Alcuni clienti vengono a trovare le ragazze anche solo per chiacchierare per due ore, altri, invece, per consumare» spiega. Nemmeno la paura di un contagio da Covid sembra spaventare più di tanto: «Da quello che mi raccontano so che molti habitué amano essere sodomizzati, schiavizzati ed esercitare pratiche molto spinte». Insomma il mondo delle luci rosse non è poi cambiato molto da quel punto di vista: si passa dalla classica esperienza veloce, a incontri più particolari.

Chi cerca la moglie - «Perché l’uomo - filosofeggia il gerente - ha voglia di vivere esperienze sessuali anche in periodo come questo. Si va dalla Porn Star Experience, ossia un incontro sessuale in cui l'atteggiamento del gentil sesso è simile alle stelle del porno, alla Girlfriend Experience, un tipo di servizio erotico in cui la escort si comporta come se fosse la moglie del cliente». E poi conclude prendendo le distanze da censori e puritani: «Si potrebbero fare un sacco di discorsi sulla morale, ma è giusto che ad ognuno venga lasciata la propria. Anche ai tempi del Corona».

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