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Radiazioni, cancro e terrorismo: tutte le facce dell’isteria per il 5G

LUGANORadiazioni, cancro e terrorismo: tutte le facce dell’isteria per il 5G

30.08.19 - 08:14
Oppositori sempre più agguerriti contro la tecnologia di quinta generazione. Ma c’è anche chi se ne frega. L’esperto: «Nessuno ci ha mai spiegato a cosa serve davvero»
Davide Giordano
Polemica attorno a ogni nuova antenna che spunta.
Polemica attorno a ogni nuova antenna che spunta.
Radiazioni, cancro e terrorismo: tutte le facce dell’isteria per il 5G
Oppositori sempre più agguerriti contro la tecnologia di quinta generazione. Ma c’è anche chi se ne frega. L’esperto: «Nessuno ci ha mai spiegato a cosa serve davvero»

LUGANO – Ogni volta che spunta una nuova antenna, scoppia la polemica. La rabbia contro il 5G, la tecnologia di quinta generazione, sta assumendo livelli di guardia. Anche oltre San Gottardo. A Berna, a metà settembre, è prevista una manifestazione nazionale. Intanto, il Gruppo Stop 5G Ticino e Grigioni Italiano non perde occasione per attaccare Swisscom e compagnia. «Non stiamo facendo terrorismo – sostiene Valentin Bopp, membro del gruppo – diciamo solo quello che le autorità nascondono. Comprensibilmente visto che la Confederazione è azionista di Swisscom».

Una questione di salute – Accuse pesanti. Bopp non usa mezzi termini nel criticare le strategie del Governo federale. «Certe radiazioni possono provocare non solo tumori. Ma anche mal di testa, stress, insonnia. È in ballo la nostra salute. E quella dei nostri figli. Ora basta».

Il veto delle grandi potenze – Può essere. Ma la Svizzera non può certo fermare il mondo. Il 5G in altri Paesi è una realtà consolidata da tempo. Bopp la pensa diversamente: «Ci sarebbero modi alternativi e più sani per fornire le stesse prestazioni. Le tecnologie per farlo esistono. La Svizzera potrebbe fare “scuola” in questo. Ma le grandi potenze non vogliono».

Cancerogenità non dimostrata – Il 5G mette davvero a rischio l’essere umano? Ricardo Pereira Mestre, capoclinica presso l’Istituto oncologico della Svizzera italiana (IOSI), ha una sua visione della situazione. «Sappiamo che ci sono una grande quantità di studi sulle esposizioni ai campi elettromagnetici e alle radio frequenze. Seppur restino dei punti meritevoli di approfondimento scientifico, una cancerogenicità non è dimostrata».

Se ne sa ancora troppo poco – Il medico, tuttavia, è altrettanto onesto nell’ammettere un altro aspetto. «Il fatto è che sappiamo tanto sul passato. Non ancora abbastanza su queste nuove tecnologie e in particolare sulle conseguenze di un uso molto intenso di dispositivi portatili. Si tratta di novità che andranno osservate e documentate. Di certo il 5G non ha impatti sul DNA. Questo è già tranquillizzante e non si intravvedono motivi medici per modificare la regolamentazione vigente».

Grave errore di comunicazione – Paolo Attivissimo, giornalista informatico, nelle sue pubblicazioni ha sempre sostenuto come il 5G sia sostanzialmente innocuo. «Intendiamoci – afferma – se è pericoloso il 5G, allora lo è anche il 4G. E lo sono anche tutti gli altri strumenti tecnologici che usiamo, compresa la radio. Io credo che ci sia stato un grave errore di comunicazione su questa nuova tecnologia. La si è fatta passare come un’innovazione che riguardava principalmente la telefonia. I grandi operatori in questo hanno grosse responsabilità».

Non serve solo per guardare i film sul web – Secondo Attivissimo, invece, andrebbero valorizzate altre caratteristiche del 5G. «Si è puntato tanto sul fatto che col 5G potremo vedere i film in streaming in maniera ottimale. Ma il 5G ha altre applicazioni ben più importanti. Come la comunicazione in caso di emergenza, oppure l’assistenza ospedaliera. Senza considerare la creazione di nuovi posti professionali, basati anche sul lavoro a distanza».

Impatto ambientale e sociale – Le argomentazioni del Gruppo Stop 5G sono dunque destinate a essere smontate? No. E lo dimostra Pereira Mestre. «A me preoccupa il cambiamento che queste nuove tecnologie avranno sulle nuove generazioni. Probabilmente tra esseri umani ci saranno sempre meno relazioni dal vivo. Forse avremo più problemi di insonnia o più deficit di attenzione. Saremo, invece, sempre più controllati dalle macchine. E poi c’è l’impatto ambientale. Creare più antenne significa invadere il paesaggio. Non è un aspetto da sottovalutare».

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