Le precisazioni del direttore e fondatore Mirko D’urso. E annuncia un progetto alternativo che permetta la coesistenza del parco fluviale col centro artistico
LUGANO - «Lo stabile utilizzato dal Movimento artistico ticinese (MAT) non è a norma? Noi abbiamo effettuato tutti gli interventi necessari per metterci in regola». È quanto ribatte il direttore e fondatore Mirko D’Urso alla risposta della Città di Lugano a una recente un’interrogazione sul futuro della sede del centro di formazione artistica. Una sede che, nell’ambito del piano regolatore del Nuovo quartiere Cornaredo, è a rischio di demolizione per dare spazio a un parco fluviale con pista ciclabile. «Non lo dico per fare polemica, ma per informare i nostri oltre cinquecento allievi» sottolinea.
L’investimento - L’edificio, situato in zona Ruggì a Pregassona, «non è mai stato collaudato per un’attività diversa da quella originaria (impresa di costruzione)» si legge nella risposta del Municipio, che si dice anche in attesa di un «certificato di collaudo antincendio». Documentazione alla mano, D’Urso spiega allora che il dossier per il cambio di destinazione era stato inoltrato nel dicembre 2015, con un investimento di oltre 15’000 franchi per i lavori necessari. Ma la richiesta era poi stata rifiutata nell’ottobre 2016, essendo nota la futura trasformazione dell’area in un parco fluviale. Per quanto riguarda invece le norme antincendio, «abbiamo installato porte tagliafuoco e quattordici estintori, mentre nelle prossime settimane saranno segnalate tutte le uscite d’emergenza». Il certificato di collaudo antincendio sarebbe dunque imminente.
La proposta - Ma resta ancora da chiarire il futuro della sede. I firmatari dell’interrogazione proponevano alle autorità comunali di mettere a disposizione gli spazi della ex Villa Viarnetto. Una possibilità che la Città non sembra escludere. «Il nostro obiettivo è comunque di restare qua: proporremo alle autorità un progetto alternativo in grado di permettere la coesistenza del parco fluviale e della pista ciclabile con il centro artistico» conclude D’Urso.