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TICINOIl socialismo secondo i Liberisti Ticinesi

16.01.07 - 09:46
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Il socialismo secondo i Liberisti Ticinesi
LUGANO - "Jesus Huerta de Soto, economista spagnolo membro della prestigiosa Mont Pelerin Society, ha scritto recentemente un bellissimo saggio dal titolo “A note of the crisis of socialism""

Questa la premessa di un comunicato stampa diramato oggi dal presidente dell’Associazione Liberisti Ticinesi Gabriele Lafranchi.

"Ciò che caratterizza l’uomo - prosegue Lafranchi, sintetizzando De Soto - è la capacità di scoprire, creare e concretizzare tutta una serie di opportunità. L’abilità del singolo individuo è quella di intraprendere, e se il pensiero correre a gente come Bill Gates, vale la pena ricordare che non è prerogativa dei ricchi. Anche Madre Teresa di Calcutta agiva, ognuno di noi lo fa. Ogni atto dell’intraprendere passa per tre stadi: la creazione dell’informazione (la scoperta dell’idea), l’individuazione della sua urgenza e necessità, l’effetto di aggiustamento degli altri individui a questa scoperta. Tutti ciò ci porta a comprendere come la società sia estremamente complessa, complessità che è l’essenza stessa dell’esistenza degli esseri umani e delle loro scoperte e aspettative".

"L’economista spagnolo - prosegue la nota stampa - passa poi a definire il socialismo. E’ socialismo “qualsiasi sistema o istituzione che pratica una continua aggressione al libero esercizio dell’intraprendere”. Ci sono due tipi di coercizione, quella esercitata dai ladri e quella operata dagli uomini dello Stato, la seconda è l’essenza del socialismo. Lo Stato si sostituisce alla libera intrapresa di tutti i membri della società e impone i suoi obiettivi e le sue visioni dall’alto. Una volta definito cosa sia il socialismo De Soto spiega perché è un errore intellettuale e persino scientifico: semplicemente “perché il governo, chiamato ad esercitare la coercizione, non è in grado di ottenere le informazioni necessarie per coordinare i propri ordini”. E’ qui che sta il paradosso del socialismo. Le ragioni sono sostanzialmente quattro: 1) un governo non può riunire tutte le idee e le intenzioni degli individui (le informazioni da raccogliere sono troppe), 2) le informazioni non sono a disposizione come lo sono le informazioni contenute in un elenco telefonico, le informazioni imprenditoriali sono soggettive, tacite e non oggettive; 3) l’uomo scopre sempre nuove cose, ha nuove idee e in questo processo dinamico lo Stato deve poter sapere cosa succederà domani. Ma per anticipare deve poter raccogliere oggi le informazioni sul frutto dell’azione umana e pianificare il domani, cosa che appare alquanto improbabile; 4) costretto ad agire ricorrendo all’uso della forza, il socialismo altera, modifica e/o cancella, proprio quelle informazioni di cui necessita per dare gli ordini dall’alto. Il socialismo taglia il ramo sul quale è seduto. Non può fare altrimenti".

"E’ quindi errato ritenere - conclude Lafranchi - che cambiando le persone, eleggendo gente onesta, la situazione finirebbe per cambiare. Il difetto è a monte. Contrariamente a quanto si sente spesso in giro, oggi viviamo in una società in cui il socialismo, in quanto concezione filosofica, è molto presente, un po’ in tutti i partiti, anche in quelli che si richiamano ad una matrice cristiana e persino liberale. Troppa gente continua a chiedere l’intervento pubblico, presupponendo, più o meno consapevolmente, che tutte le informazioni siano conosciute. Ma non è così. E questo non è solo un atto di presunzione intellettuale è anche un falso logico. L’uomo non è Dio. In realtà siamo confrontati ogni giorno alla nostra ignoranza, al cambiamento continuo provocato dall’agire degli uomini nel tempo che passa, e alle conseguenze inintenzionali delle nostre azioni".

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