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SVIZZERAElezione diretta del Consiglio federale? "Un pessimo servizio per la democrazia"

26.03.13 - 13:31
Campagna elettorale perenne e dipendenza dai gruppi di potere, spiegate le ragioni del "No"
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Elezione diretta del Consiglio federale? "Un pessimo servizio per la democrazia"
Campagna elettorale perenne e dipendenza dai gruppi di potere, spiegate le ragioni del "No"

BERNA - Il Consiglio federale è convinto che l’elezione popolare dell’Esecutivo nazionale non rafforzi la democrazia svizzera, "ma le renda un pessimo servizio". Oggi la consigliera federale Simonetta Sommaruga, affiancata dal presidente del Consiglio degli Stati Filippo Lombardi, ha illustrato perché il Consiglio federale e il Parlamento raccomandano ai cittadini di respingere l’iniziativa in votazione il 9 giugno 2013.

 

L'iniziativa spingerebbe i consiglieri federali a una perenne campagna elettorale: accanto alla propria attività governativa dovrebbero adoperarsi per garantirsi la rielezione. Tutto tempo ed energie che verrebbero a mancare nell'esercizio della politica reale. Stando alla consigliera federale Sommaruga, l'elezione popolare indurrebbe i membri del Governo a mettersi in luce cercando di conquistare le simpatie del pubblico più di quanto facciano finora, "con il rischio che un consigliere federale non giudica più i propri progetti principalmente in base alla loro utilità per il Paese, ma in base alle chance di rielezione che offrono".

 

Altro fattore contrario all'elezione diretta del Consiglio federale: la dipendenza da gruppi di potere che finanzierebbero la campagna elettorale. Ne risentirebbero, spiega Sommaruga, soprattutto l'importanza dei partiti cantonali e il senso di appartenenza dei consiglieri federali alla loro regione. Filippo Lombardi ha poi puntualizzato che l'elezione del Consiglio federale – e la successiva vigilanza sul suo operato – è un compito essenziale del Parlamento, che uscirebbe indebolito da un sì all'iniziativa, perché privato di tale prerogativa. Il Legislativo perderebbe quindi parte del suo potere, e il rapporto consolidato tra i poteri politici rischia di sbilanciarsi, la cooperazione tra Consiglio federale e Parlamento di complicarsi.

 

Un problema sarebbe anche il fattore delle quote per le regioni francofone, italofone e romance. Per tradurre la quota nella pratica occorrerebbe delimitare con precisione le regioni francofone e italofone dei Cantoni plurilingui e suddividere per gruppi gli abitanti delle regioni e delle città plurilingui. Inoltre le regioni francofone e italofone finiscono nello stesso calderone per concorrere a due dei sette seggi nell'Esecutivo nazionale: ai candidati italofoni sarebbe quindi difficile imporsi, perché la Svizzera italiana conta quattro volte meno elettori di quella romanda.

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