Statuto S e rimpatri, non tutti sono convinti

Il consigliere nazionale ticinese Lorenzo Quadri ha forti dubbi sulla scelta del Consiglio federale.
BERNA - Lo Statuto S rilasciato ai molti profughi ucraini che sono stati accolti in Svizzera continua a fare discutere. La decisione del Consiglio federale di estendere la concessione dello statuto fino a marzo 2025 si scontra con l'opposizione di molti partiti.
«Da uno studio effettuato su 2'800 profughi ucraini presenti in Svizzera e pubblicato nei giorni scorsi dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), dalla Segreteria di Stato per la migrazione (SEM) e da Ipsos SA Svizzera, emerge che solo un terzo degli interpellati intende ritornare in Ucraina», ha spiegato il consigliere nazionale Lorenzo Quadri. Il ticinese ha presentato un'interpellanza a Berna per chiedere se la linea scelta dal Consiglio federale favorisca davvero il rimpatrio dei profughi. «C’è motivo di ritenere che, al decadere dello statuto S (e non si può escludere che la sua durata venga ulteriormente procrastinata) la maggioranza dei profughi ucraini non sarà intenzionata a rimpatriare spontaneamente».
Le domande di Lorenzo Quadri:
- Come valuta il CF le risultanze dello studio citato in ingresso?
- La narrazione del CF sullo “statuto S orientato al rimpatrio” è ancora ritenuta credibile?
- Il CF si sta adeguatamente preparando ad uno scenario in cui la maggioranza degli attuali titolari di statuto S (magari anche oltre i due terzi, a seconda della posizione che verrà assunta da quel 40% che oggi risulta indeciso) non fosse intenzionata rimpatriare? Come intende muoversi il CF nel caso in cui questa ipotesi si concretizzasse?
- Le previsioni formulate dalla SEM lo scorso ottobre, che indicavano un “rientro in patria di circa 70mila ucraini, di cui l’80% spontaneamente”, sono considerate ancora realistiche?
- Non reputa il CF che la sua decisione, presa ad inizio novembre, di prolungare in un colpo solo di quasi un anno e mezzo, fino a marzo 2025, la durata dello statuto S, renderà più difficile – per non dire altamente inverosimile - la partenza spontanea dei profughi ucraini?






