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BERNALegge radio-tv passata per pochi voti di differenza

14.06.15 - 17:18
Sono state meno di 4.000 le schede di differenza
Legge radio-tv passata per pochi voti di differenza
Sono state meno di 4.000 le schede di differenza

BERNA - Il sistema di riscossione del canone radiotelevisivo cambia: il popolo svizzero ha accolto di strettissima misura (50,08% di sì, meno di 4000 schede di differenza) la modifica della legge sulla radiotelevisione, che prevede il passaggio a un prelievo generalizzato per tutte le economie domestiche e le imprese di una certa grandezza.

Il tema ha tagliato in due il paese, con la formazione di un "Röstigraben" ben delineato sebbene non molto profondo. La Romandia - che beneficia finanziariamente della ridistribuzione del canone - ha approvato in modo quasi compatto l'oggetto, con percentuali che vanno dal 55,0% di Friburgo al 62,5% di Vaud. E ha vinto contro i - seppur più numerosi - cantoni svizzero tedeschi, che hanno invece votato contro la nuova normativa. Nei due campi si sono smarcati solo due regioni: Basilea Città (sì al 51,2%) e Vallese (no al 53,5%).

Campioni del rifiuto sono stati Svitto (no al 59,7%) e Appenzello Interno (59,5%). Anche in Ticino i contrari hanno prevalso (52,0%), mentre l'esatto contrario è avvenuto nei Grigioni (sì al 50,9%).

Fino all'ultimo il risultato è stato in bilico, con le proiezioni che - giustamente, si è scoperto alla fine - davano i due campi esattamente al 50%. Alla fine dello spoglio i sì sono stati 1'128'369, i no 1'124'673: la differenza è di solo 3696 schede. La partecipazione si è attestata al 43,1%.

Il pacchetto presentato ai votanti era confezionato in modo tale da raccogliere il consenso più ampio possibile. Ai cittadini viene infatti prospettato un abbassamento del canone - da 460 a circa 400 franchi, la fine dei controlli, la sicurezza che nessuno faccia il furbo e l'esenzione per il 75% delle aziende. Alla SRG SSR si garantisce per il futuro un sistema di finanziamento basato sulle economie domestiche e non più sui sistemi di ricezione, un approccio che alla luce delle centinaia di radio e tivù offerte su internet stava traballando. Le emittenti private si vedono inoltre aumentare i contributi.

A passare maggiormente alla cassa saranno però le imprese: l'Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) - la più grande federazione economica del paese, in rappresentanza di 300'000 aziende e dei due terzi dei lavoratori - aveva quindi lanciato il referendum, parlando di una "nuova imposta Billag sui media".

Il risultato odierno arriva al termine di una campagna molto accesa. Un oggetto di votazione, inizialmente presentato quale modifica meramente tecnica del sistema di incasso del canone, si è trasformato in un dibattito sul servizio pubblico che alla fine ha generato anche accorati appelli per una coesione nazionale ritenuta in pericolo.

Occorre prima discutere dei contenuti, invece che introdurre nuove tasse, hanno affermato gli oppositori. Stando al politologo Claude Longchamp dell'istituto Gfs.bern questo aspetto ha effettivamente avuto un ruolo nelle scelte dei votanti, in modo analogo - anche se meno marcato - di quanto accaduto con i Gripen, quando venne proposto l'acquisto di un jet senza che fosse ben chiara la strategia complessiva dell'esercito. Solo per un soffio lo scetticismo non ha prevalso anche questa volta.

A far discutere sono però stati anche i toni del confronto e l'opera di lobbismo politico. L'USAM si è mossa con modi che taluni hanno definito aggressivi, arrivando a dare del ladro al direttore generale della SRG SSR Roger de Weck per il suo stipendio ben superiore a quello di un consigliere federale.

Da parte sua anche la SRG SSR, almeno teoricamente toccata solo indirettamente dalla revisione, è pesantemente scesa in campo, con innumerevoli interviste rilasciate dallo stesso Roger de Weck e un impegno teso a influenzare il voto. Non si sono però tirati indietro nemmeno gli editori, che hanno dedicato al tema parecchie energie mettendo spesso alla berlina sulle loro testate l'ente radiotelevisivo.

La consigliera federale Doris Leuthard - che aveva peraltro agito su mandato del parlamento - ha rischiato uno schiaffo che avrebbe ricordato il "no" opposto dal popolo con il 60,5% all'aumento della vignetta autostradale del 24 novembre 2013. Due sconfitte avrebbero gettato un'ombra sulla "madre di tutte le battaglie" che la ministra, se rieletta in dicembre, dovrà affrontare l'anno prossimo: quella di una seconda galleria al San Gottardo.

Al capitolo reazioni, l'USAM ha fatto sapere di accettare il risultato. L'organizzazione chiede ora al Consiglio federale di rispettare la parola data e di avviare rapidamente una discussione sul servizio pubblico. Il canone deve a suo avviso scendere chiaramente sotto i 400 franchi.

 

 

 

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