Kevin Pidò, candidato al Consiglio nazionale per la Lega dei Ticinesi.
Sono anni che la Lega dei Ticinesi lotta per un sistema pubblico di casse malati che offra un’alternativa. Ebbene, ora che il continuo aumento dei premi ha raggiunto cifre pesanti per il ceto medio e medio-basso, anche altre forze politiche chiedono seriamente di valutare una cassa pubblica. Meglio tardi che mai. Il problema a mio parere ha raggiunto le dimensioni di un’ingiustizia sociale. I motivi per cui bisogna cambiare sono noti.
Come il fatto che il sistema attuale genera un numero spropositato di “colletti bianchi” gestire (e guadagnare) sulla salute della gente: manager e consiglieri d’amministrazione degli assicuratori malattia. Non ci sarebbe nulla di male (offrono un servizio), il problema è che formano una lunga serie di doppioni e quindi una moltiplicazione di costi inutili provocati dagli organi dirigenziali, con singoli assicuratori che arrivano ad avere centinaia di consiglieri d’amministrazione. Che spesso fanno lobby in politica. Tradotto: tutelare lo status quo è “spennare” il più possibile il popolo.
Varare una cassa pubblica federale unica (ed eventualmente casse malate pubbliche nei cantoni) permettere di snellire il sistema e far pagare meno tutti. Come il nuovo sistema debba essere organizzato nel dettaglio andrà studiato al momento opportuno. Intanto è fondamentale che non introduca nuove tasse. Proporre soluzioni che vanno nuovamente a pesare sul borsellino del ceto medio o medio-basso non ha senso, visto che l’obiettivo è ridurre il peso economico sui cittadini, famiglie in primis.
Se ne parlò nel 2003 con l’iniziativa popolare “la salute a prezzi accessibili”, promossa dall’area progressista. Questo modello aveva un grave difetto: prevedeva che i premi venissero finanziati per il 60% dal reddito, per il 15% dalla sostanza e per il restante 25% tramite l’IVA. L’iniziativa avrebbe dovuto inoltre consentire di portare la quota dell’IVA fino al 50% in caso di bisogno. Sotto il concetto “No, a nuove imposte sulla salute” i partiti borghesi ritennero l’iniziativa “ingiusta, inutile e pericolosa”. Il popolo li seguì e affossò la proposta alle urne il 18 maggio del 2003: dissero “no” quasi i tre quarti dell’elettorato e la totalità dei cantoni.
Attraverso una cassa unica pubblica, si potrebbe pure, e finalmente, capire a quanto ammontano le riserve miliardarie accumulate dalle casse private e mai ridistribuite ai cittadini (almeno in parte). Per questi e altri motivi la Lega dei Ticinesi - attraverso il consigliere nazionale Lorenzo Quadri - ha presentato un postulato al Consiglio federale per chiedere di allestire un rapporto che valuti da un lato la creazione di un'assicurazione malattia unica e pubblica a livello nazionale e, dall’altro, la formazione di casse malati pubbliche cantonali. È la strada giusta.
Kevin Pidò, candidato al Consiglio nazionale per la Lega dei Ticinesi.