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SVIZZERALa foresta svizzera sotto attacco del tarlo asiatico e di altri insetti

25.07.23 - 15:24
L'Istituto federale di ricerca per la foresta (WSL): «Scoperta nel canton Lucerna la più grande infestazione di tutto il Paese»
Foto Protezione Foreste Svizzera
La foresta svizzera sotto attacco del tarlo asiatico e di altri insetti
L'Istituto federale di ricerca per la foresta (WSL): «Scoperta nel canton Lucerna la più grande infestazione di tutto il Paese»

BIRMENSDORF - Oltre al caldo e alla siccità, ci si mette anche il tarlo asiatico: non c'è pace per la foresta svizzera, che deve fronteggiare l'avanzata del temuto insetto in grado di fare seri danni alle piante di alto fusto, attaccandole in più punti; inoltre questo tipo di coleottero è famoso per le sue incisioni a forma di "T" rovesciata dove depone le uova: quando queste si schiudono, le larve venute alla luce - nutrendosi del legno - scavano nell'albero lunghe gallerie.

«Questo è considerato uno dei più pericolosi parassiti delle latifoglie a livello mondiale, tra l'altro perché può diffondersi su molte specie di alberi decidui viventi» dicono dall'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL), dove si sono accorti che oltre al tarlo asiatico - di cui è stata scoperta alla fine dello scorso anno a Zell (Lucerna) la più grande infestazione svizzera - diversi altri coleotteri invasivi e organismi nocivi hanno causato problemi alla foresta.

«Molti degli insetti e dei funghi osservati sono nuovi per la Svizzera» riporta il centro di competenza Protezione della foresta dell'istituto.  «In Ticino non meno di cinque specie invasive di ambrosia e coleotteri longhorn e quattro di questi coleotteri sono nuovi per la Svizzera. Finora si sa poco delle loro specie arboree preferite in Europa e del pericolo che rappresentano». 

In Svizzera è in aumento anche il cancro del fusto dell'acero, originario del Nordamerica. «Il fungo è apparso per la prima volta su sei alberi infestati nel 2021. Nel 2022, Protezione della foresta svizzera ha confermato un totale di 39 alberi infestati in sette aree diverse. Il cancro del fusto dell'acero può causare danni considerevoli agli aceri, il legno è gravemente degradato e gli alberi possono rompersi facilmente». 

Il clima ha rappresentato una sfida importante per le foreste svizzere. Nella calda primavera, «molti giovani abeti di Douglas sono appassiti - raccontano dal WSL . hanno iniziato la fotosintesi all'inizio dell'anno, ma non sono stati in grado di attingere acqua a sufficienza dal terreno ancora ghiacciato. Questo cosiddetto disseccamento da gelo mette a rischio soprattutto le piante giovani. Gli abeti di Douglas più vecchi, invece, sono abbastanza resistenti alla siccità, motivo per cui sono considerati alberi del futuro».

È inoltre impressionante come il caldo e la siccità dell'estate del 2022 «abbiano ridotto la crescita degli alberi di tutte le specie, circa del 10-50% rispetto alla media degli ultimi 10 anni. Molti alberi hanno subito danni da siccità e calore, soprattutto nel Vallese, dove il fogliame si è imbrunito all'inizio dell'anno».

Il clima più caldo favorisce anche funghi e altri organismi originari delle regioni più meridionali. «Si è registrato un aumento particolarmente marcato di croste fungine nere sui faggi morti, che appartengono alla famiglia delle Xylarie - spiegano - la moltitudine di nuovi parassiti e agenti patogeni minaccia l'ecosistema della foresta svizzera. Le piante autoctone non hanno meccanismi di difesa, o li hanno in misura limitata, contro le specie introdotte. Malattie come l'avvizzimento dell'olmo, il deperimento del frassino e la piralide del bosso causano quindi gravi danni».

I funghi del tipo Xylarie «traggono vantaggio dalle temperature calde e dalla siccità e si diffondono maggiormente nei faggi indeboliti e morti. Causano la crosta fungina nera». 

Il male non viene (quasi) mai da solo: sempre più spesso gli esperti devono affrontare un mix di agenti patogeni su alberi indeboliti. Spesso non è ancora chiaro come i vari fattori interagiscano e si influenzino a vicenda. «Ad esempio, nel caso dello slime flow, come viene chiamato lo scarico di liquido nero sul tronco, gli studi condotti dimostrano che spesso non è innescato da singoli funghi o batteri, ma piuttosto da una comunità di specie diverse. Si spera che con l’utilizzo di nuovi metodi si potrà meglio analizzare e identificare i batteri. Ciò potrebbe anche consentire di trovare batteri in grado di proteggere gli alberi da determinate malattie, così come per esempio gli yogurt probiotici proteggono l'intestino degli esseri umani».
 

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COMMENTI
 

comp61 9 mesi fa su tio
benvenuta cina

Pagno 9 mesi fa su tio
E non solo la foresta.

Fulisca 9 mesi fa su tio
Ci vorrebbe più controllo nell'importazione di piante da paesi limitrofi e non.. ove non vige legge alcuna sul controllo di parassiti e malattie. E più competenza nella gestione di quest'ultime
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