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TENNISRublev: «Giochiamo e doniamo il montepremi. Otterrebbero il rispetto di tutti»

23.04.22 - 08:00
Il russo Andrey Rublev, numero 8 al mondo: «Giocando potremmo raccogliere circa un milione di sterline».
keystone-sda.ch / STF (ANDREJ CUKIC)
Rublev: «Giochiamo e doniamo il montepremi. Otterrebbero il rispetto di tutti»
Il russo Andrey Rublev, numero 8 al mondo: «Giocando potremmo raccogliere circa un milione di sterline».
«Tagliarci fuori non ha senso, è solo una discriminazione nei nostri confronti».
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BELGRADO - Niente Wimbledon per russi e bielorussi. Tra i tennisti toccati dalla decisione degli organizzatori di Wimbledon, che hanno optato per la linea dura in risposta al conflitto armato in Ucraina, c’è anche Andrey Rublev, numero 8 al mondo. Impegnato al torneo di Belgrado, il russo ha risposto ai media che lo sollecitavano sull’argomento e ha lanciato un appello ai responsabili dello Slam londinese.

«Insieme ad alcuni altri giocatori abbiamo avuto una call con Wimbledon, solo per parlare della situazione e cercare di trovare una soluzione - ha spiegato il 24enne - Se devo essere sincero, le ragioni che hanno portato alla nostra esclusione non hanno senso. Escluderci non avrà un impatto, non servirà a nulla e non cambierà le cose. Quello che stanno facendo è una discriminazione nei nostri confronti».

Poi, il russo ha avanzato la sua proposta. «Spero che riflettano sulla possibilità di lasciarci scegliere se giocare o meno. Se ci fosse una dichiarazione da firmare che ci obbligasse a donare tutto il montepremi agli aiuti umanitari e alle famiglie di chi soffre, saremmo subito disposti a farlo. Questo servirebbe davvero a qualcosa e mostrerebbe che il governo britannico è dalla parte della pace e vuole dare una mano. Considerando il potenziale dei giocatori e delle giocatrici in lizza, potremmo raggiungere circa un milione di sterline e penso sia una cifra enorme, che in due mesi nessun altro sport ha donato. Noi potremmo farlo attraverso Wimbledon. In questo modo loro si prenderebbero il rispetto di tutti. Alla fine ciò che vogliamo è solo poter competere. Non siamo qui per parlare di politica, anche perché non ne sappiamo niente. Sono russo, sono nato in Russia e vorrei far vedere che siamo brave persone», ha concluso Rublev.

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