Cerca e trova immobili
ATED

Social media, cellulari e divieti: se promuovessimo l’educazione digitale?

I social oggi: i bisogni esasperati e la FOMO
ATED
Fonte ATED
Social media, cellulari e divieti: se promuovessimo l’educazione digitale?

NEWSBLOG
Rubriche argomentali a pagamento curate da aziende e inserzionisti esterni

I social oggi: i bisogni esasperati e la FOMO

I social media hanno rivoluzionato in pochi anni la vita sociale e relazionale dei giovani: nati come sistemi di collegamento tra persone che vivono lontano, idealmente per il primo Facebook i compagni di studi perduti negli anni, hanno finito per integrare e a volte rischiare di sostituire i contatti reali. Hanno esasperato il bisogno di mostrarsi e di essere visti, con un aumento di possibili insicurezze legate al proprio corpo e al proprio modo di essere, alimentando il fenomeno della FOMO, ovvero della Fear of Missing Out, la paura di perdersi un evento, un post, un commento, se non si è continuamente presenti e la sensazione che ciò che non viene postato non esiste.

I lati positivi della tecnologia, dall’AI all’abbattimento delle barriere

È un quadro disastroso? Se si pensa al rischio di dipendenze, che colpiscono, secondo uno studio recente di Comparis, quasi il 50% delle persone tra i 16 e i 35 anni, potrebbe sembrare di sì. Si ignorano però le grandi opportunità date dall’evoluzione tecnologica, come l’accesso all’intelligenza artificiale con le sue molte applicazioni possibili, in termini di supporto, semplificazione, analisi, automatizzazione, a informazioni con un semplice click, sia con l’AI stessa che con i motori di ricerca, e in termini di rivoluzioni nel mondo del lavoro: si può lavorare potenzialmente ovunque e con chiunque.

L’Australia vieta i social media ai giovanissimi, il Ticino raccoglie firme contro l’uso degli smartphone

La chiave, come spesso accade, è l’uso che si fa dei dispositivi, che siano tecnologici o meno: non è l’utilizzarli in sé, ma il come, con che conoscenza e con che consapevolezza e vale anche per cellulari e social media. Di recente, si parla di divieto di accesso ai social e di divieto del cellulare per due fatti di cronaca. Il primo è l’entrata in vigore in Australia del blocco alle piattaforme social per i minori di 16 anni, il secondo, a livello locale, la raccolta firme contro l’uso del telefono a scuola.

L’Australia ha proibito a chi ha meno di 16 anni di usare varie piattaforme, tra cui Instagram, Facebook, Threads, X, Snapchat, Kick, Twitch, TikTok, Reddit e YouTube. Del tema si parla in vari paesi, anche se attualmente nessuno ha ancora fatto entrare in vigore misure simili. Ad esempio, la Danimarca ha annunciato un divieto alcune settimane fa ma ancora non si sa come verrà applicato, la Malesia vuole introdurlo da inizio del prossimo anno. L’intento è quello di proteggere i giovani dai pericoli della pubblicazione e della fruizione di contenuti online, ma nel provvedimento non si vede una vera educazione. In Ticino, un comitato interpartitico ha raccolto 11’111 firme per vietare l’uso dello smartphone a scuola, superando ampiamente la soglia delle 7'000 richieste per far ritenere riuscita una iniziativa popolare legislativa e portando alla necessità per il Governo di trovare il modo migliore per implementarla. Alcuni cantoni hanno già percorso una via simile: nel Canton Nidvaldo non si possono più usare telefonini, tablet e laptop nelle ore scolastiche e nelle pause, il Vallese ha deciso di fare altrettanto, preoccupato di una diminuzione del livello di concentrazione da parte degli studenti.

Educare genitori e giovani

Non esistono linee guida univoche per quel che riguarda l’uso di dispositivi elettronici in genere, sebbene si tratti di argomenti molto dibattuti. La vera differenza la farebbe però una formazione digitale consapevole da parte di famiglie e scuole, che vada a coinvolgere da un lato i giovani nativi digitali, che rischiano di ritenersi competenti solo perché nati con un cellulare in mano, e dall’altro i genitori, che non sono nativi digitali e si trovano a dover guidare i figli. Conoscere i potenziali rischi e anche le opportunità consente alle famiglie di capire quando è il momento giusto e quale è la modalità migliore per introdurre l’uso dei dispositivi ai propri figli, con un accompagnamento costante.

Social media e tecnologia fanno parte della vita di ogni giorno

La scuola così in diversi casi sceglie il divieto piuttosto che un uso consapevole. I cellulari, i dispositivi tecnologici in genere, l’intelligenza artificiale e anche i social media fanno ormai parte della quotidianità di chiunque e, volenti o nolenti, entreranno presto anche in quella dei giovani, che sin da bambini vedono i genitori utilizzarsi per lavorare, per tenersi in contatto, per svagarsi, per informarsi. La proibizione coinvolge le ore scolastiche, senza influire sul tempo trascorso a casa, dove potenzialmente i giovani potrebbero navigare indisturbati, a meno che scatti una misura simile a quella australiana. Ma la formazione digitale è più efficace di un blocco, perché il mondo tecnologico fa parte della vita di ciascuno ed escluderlo vuol dire non rendere accessibili varie possibilità.

Una mancata formazione digitale ha conseguenze oltre l’adolescenza

Inoltre, se misure simili ritardano l’ingresso dei giovani nell’universo digitale, è pur vero che prima o poi essi potranno accedervi o troveranno dei modi di farlo in ogni caso e a quel punto, senza una dovuta sensibilizzazione, saranno ugualmente impreparati. Usare la tecnologia non vuol dire solamente incappare in truffe online, in fenomeni di cyberbullismo, in consumo incontrollato di pornografia, in dipendenze, ma anche potersi informare, formare opinioni, studiare in modo diverso, comunicarsi, ampliare la propria rete di contatti. In un mondo lavorativo che impiega sempre più la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale, dei ragazzi che si vedono vietare l’uso della tecnologia sino a una certa età rischiano di perdere la possibilità di formarsi in professioni come Cyber Security Specialist, Digital Collaboration Specialist e Business AI Specialist, che saranno sempre più richieste e con potenzialmente interessanti possibilità di carriera e di retribuzione, e di saper usare in modo agile AI e app varie nel loro lavoro, perdendo competitività.

Formare crea utenti consapevoli e un mondo digitale migliore

La scuola ha il compito di sensibilizzare sui pericoli dei social media e di Internet in genere, ma senza scordare i potenziali benefici, che, se viene promosso un uso consapevole, sono decisamente superiori come quantità e qualità. La tecnologia è parte della vita e i giovani hanno bisogno di una formazione digitale che consenta di vederne i lati positivi e quelli negativi, le facce della medaglia, come in qualsiasi processo. Educare i ragazzi ai pericoli e ai comportamenti virtuosi può rendere i social e il mondo un posto migliore, dove non si vedano più pericoli ma soprattutto opportunità: vietando, si rischia di creare paura, voglia di ribellione, incompetenza. Ated promuove la formazione dei giovani sin dai primi anni di età, con vari corsi e percorsi, che possono poi culminare in una formazione professionale.

Prossimi appuntamenti Ated:

13 dicembre: CoderDojo 2024/2025


Questo articolo è stato realizzato da ated - Associazione Ticinese Evoluzione Digitale, non fa parte del contenuto redazionale.
COMMENTI
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE