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ATEDAI chiama e moda risponde

30.05.23 - 08:08
L’AI fa bene alla moda. Può generare fino a 275 miliardi di dollari di profitti per il fashion secondo un’analisi di McKinsey
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AI chiama e moda risponde

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L’AI fa bene alla moda. Può generare fino a 275 miliardi di dollari di profitti per il fashion secondo un’analisi di McKinsey

È il tema del momento: parliamo dell’AI e delle sue diverse applicazioni nei più vari ambiti. Iniziamo il nostro viaggio in tema Intelligenza Artificiale dalla moda e dalle sue applicazioni più creative. Come osservava nelle scorse settimane Milena Bello su Pambianco: «L’immagine di Papa Francesco che indossa un piumino oversize alla Balenciaga o Moncler, pubblicata per la prima volta il 25 marzo su Reddit, è diventata virale nel giro di pochissime ore anche sulle altre piattaforme. Quello che ha scosso l’opinione pubblica non è stata solo l’immagine in sé, piuttosto inusuale, ma la notizia che sia stata generata attraverso l’intelligenza artificiale, per la precisione attraverso la piattaforma Midjourney. È la conferma delle potenzialità – anche per il fashion – di uno strumento come, appunto, l’intelligenza artificiale. Un recente studio di McKinsey prova a quantificare in miliardi questa enorme opportunità». Secondo il rapporto ‘Generative AI: Unlocking the future of fashion’, nei prossimi tre-cinque anni, l’AI potrebbe generare tra 150 e i 275 miliardi di dollari (tra i 160 e i 298 miliardi di euro al cambio odierno) di profitti per l’industria della moda nei prossimi cinque anni. «Dal codesigning all’accelerazione dei processi di sviluppo dei contenuti, l’AI crea nuovo spazio per la creatività. Può inserire tutte le forme di dati ‘non strutturati’ (testo grezzo, immagini e video) e produrre nuove forme di media, che vanno da script completamente scritti a progetti 3D e modelli virtuali realistici per campagne video», si legge nello studio. 

Fino ad ora, segnala lo studio, la moda ha sperimentato solo piccole incursioni nelle intelligenze artificiali come il metaverso o gli Nft, gli ID digitali e la realtà aumentata o virtuale, ma finora non aveva optato per l’AI creatrice di immagini, che può intervenire in vari processi di creazione di capi e stili. La foto di Papa Francesco dà un’idea concreta di quello che potrebbe cambiare nel breve tempo. «L’intelligenza artificiale consente di fornire ai professionisti e ai creativi della moda gli strumenti tecnologici per svolgere determinati compiti in modo notevolmente più rapido, consentendo loro di dedicare più tempo a fare cose che solo gli esseri umani possono fare. Significa anche creare sistemi per servire meglio i clienti», spiega lo studio che fornisce anche alcuni esempi, come contribuire a creare design più venduti, riducendo i costi di marketing, oppure rendere ancora più personali le comunicazioni con i clienti (elemento cruciale nell’ambito del lusso, tanto che le aziende che eccellono nella personalizzazione della comunicazione arrivano ad aumentare i ricavi del 40% rispetto alle aziende che non sfruttano la personalizzazione secondo un altro studio di McKinsey) e accelerare i processi. Può anche rimodellare la catena di approvvigionamento e la logistica, le operazioni di negozio e le funzioni organizzative e di supporto.

Uno tra gli ultimi esempi di applicazione dell’intelligenza artificiale nella moda è il caso dell’olandese G-Star, che ha lanciato un totale di dodici look in denim disegnati dalla piattaforma Midjourney. E le applicazioni di questa tecnologia si sono susseguite anche in altri ambiti. C’è da ricordare il caso di Levi’s che, lo scorso anno, si era affidata all’intelligenza artificiale per trovare il prezzo giusto a cui vendere i propri prodotti. Anche un colosso del lusso come LVMH già da tempo sta studiando le potenzialità di questo strumento, attraverso una partnership quinquennale siglata nel 2021 con Google Cloud Platform per consentire ai suoi marchi di sfruttare i nuovi strumenti di AI.

Lo studio di McKinsey segnala che, comunque, l’applicazione di queste nuove tecnologie comporta con sé anche rischi. Tra questi, c’è sicuramente da definire il problema della copia e dell’imitazione. «I designer a volte vengono criticati per aver creato opere derivate e progetti imitatori», si legge nell’analisi. A maggior ragione andrà compreso come gestire il problema della proprietà intellettuale nel caso di opere generate dall’intelligenza artificiale ma che possono essere state sviluppato sulla base di diversi fonti multimodali come le collezioni passate di altri designer.

ated-Associazione Ticinese Evoluzione Digitale
ated è un’associazione indipendente, fondata e attiva nel Canton Ticino dal 1971, aperta a tutte le persone, aziende e organizzazioni interessate alle tecnologie e alla trasformazione digitale. La sua missione è formare alla tecnologia e creare sinergie che portino valore aggiunto al tessuto economico e sociale del cantone, facilitando la realizzazione di progetti innovativi e visionari. Dal suo esordio, organizza manifestazioni e promuove innumerevoli occasioni di confronto e dibattito, conferenze, giornate di studio, visite e viaggi tematici, workshop, corsi di formazione per professionisti e iniziative di alfabetizzazione sull’utilizzo delle tecnologie al servizio delle persone.

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Questo articolo è stato realizzato da ated - Associazione Ticinese Evoluzione Digitale, non fa parte del contenuto redazionale.
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