I ricercatori hanno scoperto un trucco per "raggirare" i sensori in alcuni modelli Tesla
LONDRA - Ritoccando, anche in minima misura, determinati cartelli stradali si possono eludere i sensori "Mobileye", che rilevano la velocità permessa su determinate strade.
L’idea è nata da un team di ricerca del gruppo McAfee, per esplorare possibili falle nella sicurezza delle auto a guida assistita. La strategia è stata porre brevi strisce di nastro adesivo sopra determinati segnali di limite di velocità. Sorprendentemente, è bastato estendere leggermente la barra centrale della cifra “3” su un segnale di limite di 35 miglia all’ora (~55km/h) per trarre in inganno due modelli di Tesla.
La modifica del segnale stradale non è stata notata dalla maggior parte delle persone, è stata tuttavia sufficiente per ingannare il sistema “Mobileye EyeQ 3”, sensore che rileva i limiti di velocità, e fargli credere che il limite era in realtà di 85 miglia all’ora (~130km/h). Entrambi i veicoli hanno dunque accelerato autonomamente fino al limite di 85.
La ricerca si inserisce nella discussione riguardante i veicoli elettrici ed autonomi, alla base per allontanarsi dai combustibili fossili. Qui si incastrano perfettamente le Tesla, veicoli che spingono al limite il proprio sviluppo tecnologico.
Bisogna comunque sottolineare che per Tesla la sicurezza è fondamentale. Oltre alle enormi risorse investite, l’azienda ha persino messo un premio di mezzo milione di dollari a chi riuscisse ad eludere i numerosi livelli di sicurezza di una Tesla Modello 3 e compromettere così interamente il veicolo.
In ogni caso, non sono stati i pacchetti hardware di Tesla ad essere hackerati. L’attenzione della ricerca si è concentrata sulla camera Mobileye, leader mondiale nei sistemi di guida autonoma e anticollisione in tempo reale. Più di 40 milioni di veicoli hanno installato la tecnologia Mobileye, che usa determinati algoritmi di visione per leggere segnali ed ostacoli e permettere una guida sicura.
Abbiamo sentito a riguardo la professoressa d'informatica dell'USI ed esperta di reti di sensori wireless Silvia Santini: «Questa tecnologia di riconoscimento a livello stradale basata sugli algoritmi è già presente in molte nuove auto di serie, chiaramente bisogna considerare quanto viene utilizzata per controllare effettivamente il comportamento dell’auto. Generalmente indica al conducente il limite presente sulla strada al momento, senza accelerare in modo autonomo. In ogni caso nell'ambito della ricerca si lavora molto sui rischi a riguardo».
Possibile utilizzo da parte di malintenzionati - Il problema per quanto riguarda segnali stradali sporchi o rovinati non dovrebbe esserci. «L'algoritmo è capace, in presenza di un input non chiaro, a percepire che c'è qualcosa che non va» chiarisce Silvia Santini. La domanda che sorge spontanea concerne la possibilità per dei malintenzionati di far leva su questo tipo di attacco per causare danni e pericoli per gli utenti. I ricercatori hanno confermato che è teoricamente possibile, ma che il lavoro è ancora ampiamente accademico.
«Difficilmente l’auto si affida ad una sola informazione. Nel frattempo il sistema si è evoluto, le tecniche sono note, e l’algoritmo è già stato migliorato, i modelli nuovi non hanno questo tipo di problemi. Inoltre, è importante irrobustire l'algoritmo e creare ridondanza, una decisione come quella di cambiare velocità non viene generalmente basata solo su un cartello stradale» ci ha confermato l'esperta.
Ci sono infatti numerosi criteri che devono essere tenuti in considerazione. Prima di tutto è importante sottolineare che gli ultimi modelli Tesla non utilizzano la tecnologia Mobileye. In linee generali, un attacco del genere potrebbe funzionare solo se il malvivente riuscisse a modificare i cartelli lungo un tratto di strada, senza essere notato, e solo se passasse un veicolo con la relativa tecnologia ("Tesla hardware pack 1"), e con la "modalità crociera" attiva.