La gip del caso Charlotte Angie: «Voleva trasferirsi, per questo lui l'ha uccisa»

Le novità del caso, direttamente dal fascicolo d'inchiesta. La 26enne stava pensando di cambiare casa
BRESCIAA - Il bancario 43enne reo confesso dell'omicidio e dello smembramento della 26enne varesina attiva nel mondo dell'hard con lo pseudonimo di Charlotte Angie, lo avrebbe fatto per paura di essere abbandonato e non per un gioco erotico finito male.
Lo sostiene la gip di Brescia nell'ordinanza che convalida il fermo del primo e unico sospettato del truce delitto. Il motivo, riporta il documento ripreso dal Corriere della Sera, avrebbe a che fare con l'intenzione di lei di lasciare Rescaldina (MI) - dove viveva, come dirimpettaia dell'uomo che era stato anche una sua frequentazione - per il Veronese e per la città di Praga.
D.F. pur acconsentendo che la ragazza «di cui si è rappresentato follemente innamorato» frequentasse altri uomini, «non poteva assolutamente accettare che se ne andasse lontano, abbandonandolo». In passato la gelosia era stata ritenuta un movente possibile.
Il delitto, consumato durante «un gioco erotico che avevano concordato, approffittando della evidentemente incondizionata fiducia che la giovane riponeva in lui». Il movente «è di evidente natura passionale». Il 43enne, lo ricordiamo, era spesso dietro la videocamera dei film a luci rosse che la vedevano protagonista.
Segno di efferatezza - l'uomo è accusato di omicidio volontario aggravato - l'aver «vissuto accanto al cadavere per 69 giorni» in quella che la procuratrice ha definito «una folle dinamica omicida» e «una complessa strategia per occultare l'orrendo delitto commesso». Arrivando anche ad affittare una casa su AirBnB per occultare il corpo.
Il cadavere della ragazza, tagliato in 15 pezzi e insacchettato, era stato poi gettato da un dirupo in Val Camonica, dove era stato poi rinvenuto da un passante. Il riconoscimento è stato possibile grazie ai numerosi tatuaggi sul suo corpo e al lavoro di ricerca del portale locale BresciaNews (BSnews.it).




Su alcuni temi riceviamo purtroppo con frequenza messaggi contenenti insulti e incitamento all'odio e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a garantire un dialogo costruttivo. Per le stesse ragioni, disattiviamo i commenti anche negli articoli dedicati a decessi, crimini, processi e incidenti.
Il confronto con i nostri lettori rimane per noi fondamentale: è una parte centrale della nostra piattaforma. Per questo ci impegniamo a mantenere aperta la discussione ogni volta che è possibile.
Dipende anche da voi: con interventi rispettosi, costruttivi e cortesi, potete contribuire a mantenere un dialogo aperto, civile e utile per tutti. Non vediamo l'ora di ritrovarvi nella prossima sezione commenti!