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PAESI BASSI«Plastica nel sangue umano», lo studio dai Paesi Bassi

25.03.22 - 00:00
Nell'80% dei campioni analizzati sono state riscontrate tracce di polimeri. Tutte provenienti da confezioni o buste
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«Plastica nel sangue umano», lo studio dai Paesi Bassi
Nell'80% dei campioni analizzati sono state riscontrate tracce di polimeri. Tutte provenienti da confezioni o buste
«La grande domanda è: cosa sta succedendo nel nostro corpo?»

AMSTERDAM - Microplastiche. Per la prima volta in assoluto sono state trovate nel sangue umano. Ciò che preoccupa i ricercatori, oltre alla quantità rilevata, è dove vadano a finire; se abbiano già contaminato gli organi, se siano in grado di farlo. «Che cosa sta succedendo nel nostro corpo?».

In 22 si sono sottoposti allo studio. Anonimamente, hanno donato il proprio sangue. E in 17 di loro, pari all'80% dei partecipanti, sono state trovate delle particelle di plastica. Questa è la prima scoperta di questo genere. Erano già state rilevate plastiche nelle feci, soprattutto dei bambini, e nelle placente di alcune donne. Era stato anche scoperto che le microplastiche sono in grado di attaccarsi alle membrane esterne dei globuli rossi.

Nei campioni di sangue analizzati da un gruppo di ricercatori di Amsterdam, e che hanno pubblicato il proprio studio sulla rivista Environment International, sono stati trovati tre tipi di plastica. Il Pet la fa da padrone, con un tasso di riscontro del 50%. Un terzo circa delle fiale conteneva invece polistirene, un materiale che viene usato per confezionare gli alimenti, e in un quarto dei campioni è risultato esserci del polietilene, di cui sono fatte le buste di plastica e la pellicola, per esempio.

«La grande domanda è: cosa sta succedendo nel nostro corpo?». Se lo chiede Dick Vethaak, ecotossicologo della Vrije Universiteit Amsterdam, interpellato dal Guardian. «Queste particelle vengono trattenute nel corpo? Vengono trasportate in determinati organi, ad esempio, oltrepassando la barriera ematoencefalica? Quante ce ne sono? Ce ne sono abbastanza perché si sviluppino delle malattie?». Per il ricercatore, «è ragionevole essere preoccupati».

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