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REGNO UNITOTrovare una “Terra bis” potrebbe essere più semplice di quanto si pensasse

05.06.20 - 16:06
Lo svela uno studio recente dell'università di Sheffield su un gruppo di giovani stelle nella Via Lattea
Depositphotos (SimpleFoto)
Fonte Ats ans
Trovare una “Terra bis” potrebbe essere più semplice di quanto si pensasse
Lo svela uno studio recente dell'università di Sheffield su un gruppo di giovani stelle nella Via Lattea

LONDRA - SHEFFIELD - Sono maggiori del previsto le possibilità di trovare un sosia della Terra, soprattutto simile a come era la Terra appena nata. Lo indica la ricerca pubblicata sulla rivista The Astrophysical Journal dal gruppo dell'università britannica di Sheffield, coordinato da Richard Parker.

I ricercatori hanno studiato gruppi di giovani stelle nella Via Lattea, censiti dal satellite Gaia dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), per vedere se ci sia un legame tra il tipo di stelle presenti in questi gruppi e la probabilità di trovare pianeti simili alla Terra.

È stato scoperto che in questi gruppi ci sono più stelle del previsto simili al Sole e di conseguenza questo aumenterebbe le possibilità di trovare pianeti simili alla Terra nelle loro prime fasi di formazione.

In particolare, i sosia della Terra dovrebbero essere cercati nei gruppi di giovani stelle che hanno meno di 100 milioni di anni. Questi gruppi, ha spiegato Parker, finora erano stati difficili da identificare perché si fondevano con lo sfondo della Via Lattea.

«Le osservazioni del telescopio Gaia - ha detto Parker - ci hanno aiutato a trovare molte più stelle in questi gruppi, il che ci ha permesso di realizzare questo studio».

Queste stelle, essendo giovani, secondo gli astronomi, potrebbero ospitare pianeti appena nati e in particolare bisognerebbe cercare i pianeti avvolti di oceani di magma, come era la Terra da giovane.

Nei loro primi stadi di formazione, i pianeti simili alla Terra, infatti sono ricoperti di oceani di magma, perché le collisioni con pianeti più piccoli, che si verificano durante le prime fasi di formazione dei sistemi planetari, li fanno riscaldare così tanto che le loro superfici diventano rocce fuse.

Secondo Parker «questi pianeti di magma emettono così tanto calore che saremo in grado di osservare il loro bagliore usando la prossima generazione di telescopi a infrarossi».

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