Parla uno dei due protagonisti dell'incidente tra Arcegno e Ronco sopra Ascona, dello scorso 22 febbraio e punta il dito contro l'ormai ex agente della cantonale
RONCO SOPRA ASCONA - Ha deciso di raccontare tutto (o almeno la sua versione dei fatti) l’uomo rimasto ferito nell’incidente automobilistico tra Arcegno e Ronco sopra Ascona lo scorso 22 febbraio. Le dichiarazioni di Jairo Lompa, questo il nome del 40enne finito in un burrone mentre il suo amico, un poliziotto della cantonale, era alla guida, sono gravi. L'ex agente assicurativo afferma di essere stato abbandonato nell'auto dopo lo schianto: «Probabilmente pensava che fossi morto».
A Tio.ch/20 minuti aveva già raccontato questa vicenda, scegliendo inizialmente per il silenzio. Oggi viene allo scoperto sulle pagine del Blick.
Per capire cosa è accaduto bisogna ricostruire i fatti prima di quello schianto, avvenuto attorno alle 4 del mattino del 22 febbraio. Il giorno prima, assieme all'amico J.M.C. (44 anni) era andato a Milano per delle commissioni. «Abbiamo preso la mia auto, ma ha guidato lui. Io non potevo, essendomi stata ritirata la patente». Dopo le commissioni, da buoni amici, i due si fermano per una cena e qualche aperitivo: «Ha bevuto un vodka lemon, un hugo, un lemoncello e forse anche altro», racconta. Quindi il viaggio di ritorno, durante il quale Jairo si appisola. Fino allo schianto. «Ho sentito un frastuono, poi non ricordo più nulla». L'amico probabilmente calcola male la traiettoria della curva e, forse complice la velocità, sfonda con la BMW nera dell'amico la ringhiera che lo separa dal burrone e fa un volo di 15 metri nel vuoto.
Jairo da allora afferma di avere dei vuoti di memoria: «Non so come, ma sono arrivato a casa. Ho capito di aver fatto un incidente solo guardandomi allo specchio. Il mio volto era coperto di sangue». Basandosi sulle tracce di sangue lasciate per strada suppone di essersi arrampicato da solo lungo il pendio e di aver intrapreso, in stato di semi incoscienza, la strada di casa.
Di J.M.C. nessuna traccia. «Il mio vicino di casa afferma di averlo visto passare verso le 5:30». L'agente, però, non chiama né un'ambulanza e nemmeno i colleghi poliziotti per segnalare l'incidente. «Mi ha lasciato da solo nell'auto. Mi ha deluso. Sono terribilmente arrabbiato», aggiunge. Più tardi Jairo scopre che il poliziotto avrebbe fatto ritorno a casa e, dopo una doccia, sarebbe andato a dormire.
«Stupidamente - aggiunge Jairo -, a caldo, ho preso il telefono e gli ho scritto. Gli ho detto di stare tranquillo che avremmo risolto tutto. Ma non si è fatto più vivo. Pensavo fossimo amici. Invece quella sua convinzione di essere invincibile (J.M.C. è un atleta che pratica la versione più estrema del triathlon, l'Iron Man) l'ha portato a questo. A sfuggire dalle sue responsabilità».
L'agente, inizialmente sospeso, ha ora rassegnato le dimissioni dal corpo di polizia in attesa del procedimento penale. L'amico, invece, ha riportato 30 punti di sutura, un intervento al setto nasale, un trauma cranico e la rottura di diversi denti. Fortunatamente non è in pericolo. «La mia vita, però, è cambiata. Ho continui mal di testa e l'ansia mi assale».
Abbiamo già provato a contattare l'ormai ex poliziotto per delle dichiarazioni, ma non ha voluto commentare l'accaduto.