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«Il mondo non pende dalle labbra di Lugano»

CANTONE«Il mondo non pende dalle labbra di Lugano»

04.07.22 - 18:09
Filippo Lombardi, municipale ed ex Consigliere agli Stati, su Piazza Ticino. Guarda il video.
Ti-Press
«Il mondo non pende dalle labbra di Lugano»
Filippo Lombardi, municipale ed ex Consigliere agli Stati, su Piazza Ticino. Guarda il video.
Conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina: «La Svizzera ha perso il suo ruolo neutrale e di mediatrice. Forse però era inevitabile».

LUGANO - «Dal punto di vista logistico la Conferenza è partita bene. Però non illudiamoci. Il mondo non pende dalle labbra di Lugano». A ribadirlo su Piazza Ticino è Filippo Lombardi, municipale della città sul Ceresio ed ex Consigliere agli Stati. Il vertice sulla ricostruzione dell'Ucraina, attualmente in corso, è inutile? Questa la domanda di partenza. E Lombardi non si tira indietro: «Quando parte una serie di conferenze del genere, bisogna mettere in conto che c'è una fase di negoziazione estremamente lunga. Seguiranno altri appuntamenti simili altrove. Il processo sarà complesso».

Insomma, dalla "due giorni" non uscirà niente di che?
«Sarà un primo passo. Può essere soddisfacente per la Svizzera avere dato il via a un processo verso una possibile pace». 

I rappresentanti di ogni singola nazione parleranno "solo" un paio di minuti. Fa un po' sorridere, no?
«Ci sono delegazioni venute anche da molto lontano. Meglio due minuti rispetto a non avere la possibilità di parlare. A questi eventi sono abituato. I professionisti del ramo sanno dire in due minuti cose importanti che li distinguono da quanto hanno affermato i loro omologhi di altri Paesi. Non è la discussione in aula a cambiare le cose comunque. Bensì il lavoro degli "sherpa" dietro le quinte che preparano le risoluzioni, che le affinano per poi sottoporle al voto». 

Clima surreale attorno al Palazzo dei Congressi. Quando l'ha visto blindato cosa ha provato?
«Per Lugano è uno scenario inusuale. Però è una cosa che io ho visto in tanti Paesi che ospitavano simili appuntamenti. Quello che tengo a precisare è che questa conferenza non va "venduta" come la fine del triste pellegrinaggio che l'Ucraina dovrà affrontare per cominciare la sua ricostruzione».

Si sta ancora combattendo e si pensa a ricostruire. Che senso ha?
«È una riflessione che ho fatto anche io. La Svizzera tra l'altro può fare poco perché, partecipando alle sanzioni alla Russia, ha perso il suo ruolo tipicamente neutrale in questa vicenda. La storia in ogni caso ci insegna che anche nella seconda guerra mondiale si discusse per tre anni di cosa sarebbe accaduto una volta che il conflitto sarebbe finito. Il Piano Marshall non è stato inventato il giorno dopo la fine della guerra, ma parecchio tempo prima».  

Lugano avrà davvero un vantaggio di immagine?
«Un po' ce lo mettiamo in testa noi. Siamo anche sfortunati: una settimana fa c'è stato il G7, poi c'è stato il vertice della NATO... Insomma, ci è stata tolta visibilità. È anche per questo che dico che il mondo non pende dalle labbra di Lugano. Abbiamo però l'occasione di dimostrare che sappiamo organizzare una conferenza simile come si deve». 

Prima ha accennato alla neutralità svizzera rimessa in discussione... C'è il rischio che questa mossa ci resti nel DNA?
«Abbiamo varcato un passo, una soglia. Indubbiamente. Lo abbiamo fatto perché l'aggressione all'Ucraina era insostenibile moralmente? Forse. L'abbiamo fatto perché ci hanno fatto tantissima pressione i nostri Paesi amici? Magari. Qualsiasi sia la ragione, la Svizzera ora è sulla lista dei Paesi ostili alla Russia. E non può più giocare il suo ruolo da mediatrice. Probabilmente questa partita è anche un po' troppo grossa per noi. Saranno altri attori eventualmente a mediare. Al momento, comunque, mi sembra che le parti in causa abbiano ancora voglia di combattere e di distruggere. Da entrambe le parti non intravedo una volontà di sedersi veramente a un tavolo negoziale». 

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