Il discusso politico ginevrino Eric Stauffer, dopo avere depositato un’iniziativa nel suo Cantone, scende a sud delle Alpi. E attacca: «Basta con le riserve. Ci vuole trasparenza»
LUGANO – Abolire i premi di cassa malati e fare coprire i costi della salute al Cantone, tramite le tasse. È l’idea di Eric Stauffer, presidente di Genève en marche. La sua iniziativa popolare costituzionale è stata depositata di recente a Ginevra. Ora il discusso politico, più volte accostato a Giuliano Bignasca per le sue battaglie contro i frontalieri francesi, scende in Ticino. E attacca. «I ticinesi seguano il mio esempio – spiega, ospite di Ticinonline/ 20 Minuti –. Basta con questo assurdo sistema dei premi che salgono».
Una cassa malati pubblica, pagata tramite le tasse. Che differenza c’è tra questo concetto e quello della cassa malati unica già bocciato in votazione federale nel settembre 2014?
Anche io avevo bocciato quell’idea. Si proponeva di fare pagare i premi proporzionalmente al reddito. Ma tutto questo restava al di fuori delle tasse usuali. Io voglio che i premi siano integrati nelle tasse cantonali. Questa è la grande differenza.
La sua proposta è stata duramente criticata dal responsabile della sanità ginevrino Mauro Poggia. Perché, dunque, dovremmo darle credito?
Poggia dice che con la mia proposta i costi della salute esploderebbero. Ma su che base? La verità è che oggi il sistema è legale, ma ingiusto. Non è normale che chi guadagna 10.000 franchi al mese paghi lo stesso premio di uno che ne guadagna 5.000. Non è democratico. Così come è assurdo che le casse malati continuino a tenere da parte le cosiddette riserve. Senza che le autorità riescano a ottenere trasparenza su come vengano investiti questi soldi. Con una cassa cantonale non servirebbero più le riserve. E i premi resterebbero più bassi, automaticamente.
Quello che lei propone nel Canton Ginevra non va in conflitto con quanto è previsto dalla legge federale in materia?
Insomma, ci sono pur sempre direttive chiare su questo tema… No. Io propongo una cassa malati ai sensi del diritto federale. Avente la missione di garantire alle persone domiciliate nel Cantone una copertura dei costi di cura completa e gratuita. Non ritengo di creare alcun conflitto.
In questi giorni, a Ginevra, parte la raccolta firme. Ci spera veramente?
Sì. Ne devo raccogliere 7.200. Poi si andrà in votazione. E siccome la gente ne ha piene le scatole, potremmo anche spuntarla. Invito gli altri politici cantonali a fare altrettanto. I Cantoni si sentono in ostaggio della legge federale. Ma non ha senso. Io penso invece che a Berna, a livello di Confederazione, ci siano troppi interessi in ballo. Nella Commissione della salute federale, ci sono diversi membri pagati mensilmente dai Consigli d’amministrazione delle assicurazioni malattia.
Adesso a Berna, come consigliere federale, c’è anche il ticinese Ignazio Cassis, che arriva proprio dal mondo delle casse malati. Cosa ne pensa?
La gente sa benissimo cosa non va. Spero che Cassis abbia la forza di spaccare tutti gli schemi. A quel punto, diventerebbe un eroe.
Se la sua proposta andasse in porto, chiuderebbero tanti assicuratori malattia. Lo sa quanta gente resterebbe senza un impiego?
Non penso ci siano troppe persone che finirebbero in disoccupazione. La mia proposta si riferisce all’assicurazione malattia di base. C’è sempre la complementare, destinata a chi può permetterselo. Ed è giusto che a gestirla siano privati. E poi chi resta senza impiego può sempre andare a lavorare per la nuova cassa malati cantonale.
Il sistema sanitario svizzero, in fondo, funziona bene. Soprattutto se paragonato a quello di altri Paesi. Eppure c’è chi, come lei, crea polemiche. Non è che stiamo pretendendo forse un po’ troppo?
Nel DNA degli svizzeri c’è sicuramente una parte perfezionista. Io non voglio che la cassa malati sia gratis. E non metto in dubbio la qualità delle nostre strutture e dei nostri medici. Dico solo che bisogna dire stop ai premi e alle famose riserve. E, in contemporanea, fare in modo che uno paghi in maniera proporzionale a quanto guadagna.