Alcune email trapelate raccontano una vicenda mai diventata di dominio pubblico avvenuta nell'estate del 2016, contagiato anche un agente
LOCARNO - Sono le 7.43 del 4 luglio 2016, il capo dei reparti operativi della Argo 1, ora in carcere, scrive al Dispensario antitubercolare di via Varenna a Locarno. «Rimango in attesa di ricevere la vostra migliore data per effettuare la radiografia toracica ai richiedenti d’asilo che si sono sottoposti all’esame del sangue nel Centro PCI San Carlo di Peccia», scrive l’uomo nell’email di cui tio.ch/20 minuti è entrato in possesso.
Richiedente infetto - Questo scambio avviene dopo alcuni mesi piuttosto tesi nel centro richiedenti l’asilo della Valle Maggia. Dall’inizio del 2016, infatti, vi erano stati dei casi di sospetta tubercolosi di cui almeno uno diagnosticato, attivo e contagioso. Lo scopriamo da una precedente email, del 24 maggio, in cui un quadro della Argo 1 (attualmente in carcere per presunti legami con l’Isis) informa quattro diversi funzionari cantonali che uno degli ospiti del centro «è affetto da tubercolosi» e che il medico che ha effettuato la diagnosi ha «già avvisato il medico cantonale».
L’analisi del sangue - In seguito a questo caso si rendono necessari esami più approfonditi sulle persone entrate in contatto con l’uomo, in particolare suoi compagni di camera. Dei medici si recano a Peccia per fare le analisi del sangue. Anche su questa procedura, persone vicine alla vicenda sollevano dubbi: ci è stato raccontato che i prelievi sarebbero stati fatti nello stesso locale in cui venivano serviti i pasti.
Locarno andata e ritorno - Per undici richiedenti si rendono necessari ulteriori esami. Procedura che le linee guida federali per i professionisti della sanità impongono solo per coloro che dopo le analisi del sangue «mostrano un risultato del test positivo». Insomma, 11 persone non hanno superato il prelievo, devono così andare a Locarno: «Ho bisogno di essere informato almeno 2 giorni prima dell'esame in modo da poter organizzare/prenotare il mezzo di trasporto pubblico di andata e ritorno Piano di Peccia/Locarno», scrive sempre nella mail del 4 luglio il responsabile di Argo 1. L'appuntamento per le radiografie viene fissato per la mattina dell'11 luglio tra le 8.30 e le 10.15.
Mezzo pubblico - È importante sottolineare come chi non è nella fase acuta della malattia non risulti contagioso, inoltre i rischi si corrono dopo almeno 8 ore passate negli stessi locali di un malato. Solleva comunque perplessità la scelta di un mezzo pubblico per trasferire dei possibili tubercolotici. E, ci si chiede, è stata prenotata una corsa straordinaria riservata agli ospiti oppure ci si è affidati a una corsa ordinaria con altri passeggeri?
Niente visite o trasferimenti - A essere preoccupati, infatti, erano anche i funzionari del Cantone. Un collaboratore dell'Ufficio del sostegno sociale e dell'inserimento (Ussi) il 23 maggio scriveva: «Non sono autorizzate assenze (visite amici/parenti) inoltre non verranno attribuiti nuovi richiedenti asilo né previsti trasferimenti. Cerchiamo così nel limite del possibile di mantenere "marginato" il problema». Il virgolettato, contenuto nell'originale, ipotizziamo voglia significare "arginato".
Anno record - Da nostre informazioni gli utenti dei centri gestiti da Argo risultati positivi ai test durante tutto il 2016, sarebbero stati almeno 17 (11 quelli certificati dalle email) e due sarebbero stati i malati contagiosi (uno è confermato dalle email). Anche a un agente di Argo è stata diagnosticata la tubercolosi. Lo scorso anno il Ticino ha stabilito un record di casi di Tbc: 51 diagnosi contro una media di 23,3 negli ultimi dieci anni.
Informazione - Dubbi sorgono inoltre sulla comunicazione. Questi casi di tubercolosi non sono emersi finora. Da un'email del 24 maggio inoltrata dal responsabile di Argo 1, un funzionario del Dss scriveva: «Venerdì 27.05, raccolte ulteriori informazioni, il dott Merlani (medico cantonale, ndr) deciderà: quali provvedimenti intraprendere, "chi fa cosa", come risolvere la questione "informativa", verso le autorità in primis». Non disponiamo della decisione, ma pare chiaro che si sia optato per il silenzio stampa.