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SVIZZERA«Il Contratto collettivo frena l'occupazione»

04.12.16 - 09:46
Per il presidente della Società svizzera impresari-costruttori, la disoccupazione nel settore dipende anche dagli alti standard del Ccl
«Il Contratto collettivo frena l'occupazione»
Per il presidente della Società svizzera impresari-costruttori, la disoccupazione nel settore dipende anche dagli alti standard del Ccl

ZURIGO - Il presidente della Società svizzera degli Impresari-Costruttori, Gian-Luca Lardi, critica i sindacati riguardo alla discussione sulla preferenza indigena prevista dall’iniziativa sull’immigrazione di massa. Secondo l’imprenditore, il tasso di immigrazione relativamente alto nel settore delle costruzioni avrebbe infatti a che fare con il Contratto collettivo di lavoro (Ccl).

Nuovo studio sull’immigrazione

Uno studio pubblicato la scorsa settimana indica che quattro dipendenti immigrati  su cinque non rappresentano figure professionali ricercate. Fra di loro ci sono anche gli operai edili provenienti dall’estero. In un’intervista alla Nzz am Sonntag, Lardi valuta così che «il settore della costruzione è toccato dalla problematica dell’immigrazione».

Il ticinese non ritiene però che i lavoratori indigeni siano sostituiti da quelli provenienti dall’estero. Perché questo sia il caso bisognerebbe infatti riscontrare allo stesso tempo un aumento della quota di stranieri nel settore e un incremento della disoccupazione: «Non si riscontra nessuna delle due», precisa.

Ricollocamento difficile

Secondo l’imprenditore, il fatto che esistano ancora molti lavoratori edili disoccupati dipende invece da una serie di fattori particolari. Per esempio, afferma, molti dipendenti temporanei si fanno registrare come operai edili a causa degli alti salari minimi anche se hanno lavorato solo pochi mesi in questo settore. A molti disoccupati dell’edilizia, del resto, viene consigliato un cambio di settore a causa della difficile possibilità di ricollocamento.

«Molti disoccupati considererebbero tagli salariali»

Le condizioni del contratto contribuirebbero secondo Lardi a questa «problematica dell’immigrazione». Gli standard del Ccl sarebbero infatti così alti da «avere effetti collaterali indesiderati». Il presidente della Società svizzera degli Impresari-Costruttori fa un esempio: il Ccl prevede che una persona che perde il suo posto di lavoro nell’edilizia sia reimpiegata da un nuovo datore di lavoro nella stessa classe salariale «indipendentemente dal suo potenziale». Ciò benché a 55 anni, valuta Lardi, non si abbiano più le stesse capacità che a 30.

L’imprenditore ne è convinto: «Molti disoccupati sarebbero pronti a prendere in considerazione riduzioni di salario», ma i datori di lavoro non possono impiegarli in classi salariali più basse. «Il sistema finisce così per ammazzare l’occupazione», conclude.

 

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