Solo gli stranieri integrati potranno ottenere un'autorizzazione di domicilio. Gli stranieri dovranno poter comunicare in una lingua nazionale, rispettare la sicurezza e l'ordine pubblico, riconoscere l'uguaglianza tra uomini e donne, nonché manifestare la volontà di partecipare alla vita economica o di acquisire una formazione.
L'integrazione dovrà ancorarsi prima di tutto nella vita quotidiana come a scuola, al lavoro o nelle associazioni. Dovrà essere sviluppata un'offerta specifica d'incoraggiamento nei casi in cui queste strutture non fossero disponibili.
Dopo la consultazione, la ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga si è vista costretta a correggere il suo progetto iniziale. Risultato: i cantoni manterranno il proprio margine di manovra. Potranno stipulare convenzioni d'integrazione con le persone ammesse provvisoriamente e che pongono problemi, ma non saranno costretti a farlo.
Affinché i problemi siano visibili, le autorità amministrative e i tribunali dovranno comunicare le loro decisioni alle autorità cantonali preposte alla migrazione. Quest'ultime verificheranno la necessità di stabilire una convenzione d'integrazione. Un non rispetto potrebbero comportare la revoca dell'autorizzazione di soggiorno.