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SVIZZERADiritti umani, critiche alla Svizzera. Burkhalter: "Avanti piano"

29.10.12 - 17:01
Il ministro degli esteri chiede pazienza ai Paesi che si sono lamentati, per non rendere gli svizzeri "ancora più diffidenti delle organizzazioni internazionali"
Foto Keystone
Diritti umani, critiche alla Svizzera. Burkhalter: "Avanti piano"
Il ministro degli esteri chiede pazienza ai Paesi che si sono lamentati, per non rendere gli svizzeri "ancora più diffidenti delle organizzazioni internazionali"

GINEVRA - Fuoco di fila di rimproveri e raccomandazioni alla Svizzera, oggi a Ginevra, nell'ambito del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Fra i maggiori critici spiccano Stati abitualmente protagonisti dei rapporti di Amnesty International (AI) come Pakistan e Turchia o paesi africani. Il ministro degli esteri Didier Burkhalter ha promesso attenzione ma ha chiesto pazienza, per non irritare troppo gli svizzeri e renderli così "ancora più diffidenti delle organizzazioni internazionali".

Esame quadriennale - Come tutti i paesi membri dell'Onu, la Svizzera deve presentare ogni quattro anni un rapporto sul rispetto dei diritti umani sul suo territorio. Gli altri paesi possono denunciare in un pubblico dibattito le eventuali lacune e presentare raccomandazioni.

 

Il dibattito odierno, durato un po' più di tre ore, è stato preceduto dalla presentazione del rapporto di Berna: Burkhalter ha definito "buono" il livello di protezione dei diritti umani in Svizzera e ha rilevato i progressi realizzati dal precedente esame nel 2008, in particolare nella lotta contro le discriminazioni, la violenza della polizia e quella domestica, l'integrazione degli stranieri e la parità dei sessi.

 

Progressi che non sono bastati a tutti: proprio in questi ambiti oltre 80 paesi, in parte oralmente, in parte in forma scritta, hanno espresso le loro critiche, chiedendo alla Svizzera misure supplementari. A loro avviso, Berna può fare di più nella lotta contro la discriminazione razziale, la xenofobia e la tratta di esseri umani e per rafforzare la parità tra i sessi e sul mercato del lavoro.

 

Critiche alla Svizzera - Il Pakistan è tornato sulla votazione federale del 29 novembre 2009 in cui il popolo svizzero ha deciso di vietare la costruzione di nuovi minareti. Il paese asiatico ha chiesto a Berna l'adozione di un testo di legge che vieti tutte le organizzazioni che fomentano il razzismo. La Turchia ha domandato la revoca del divieto di nuovi minareti, una decisione popolare deplorata pure da Norvegia e Stati Uniti.

 

Diversi stati, in particolare africani, si sono detti inquieti dell'aumento del razzismo, dell'intolleranza e della xenofobia in Svizzera e hanno chiesto alle autorità elvetiche di lanciare una campagna di sensibilizzazione più ampia fra la popolazione per combattere i pregiudizi contro gli stranieri.

 

Fra le raccomandazioni fatte alla Svizzera figurano anche misure più severe contro la tratta di essere umani, donne e minorenni in particolare. Oggetto di critiche sono stati inoltre il ricorso sproporzionato alla forza da parte della polizia, il disbrigo delle richieste d'asilo, con la detenzione di minorenni non accompagnati, come pure le discriminazioni contro le donne migranti.

 

Numerosi paesi, come l'Olanda e la Spagna, hanno denunciato le ineguaglianze persistenti sul mercato del lavoro e tra uomini e donne nei posti in cui si prendono decisioni. La Svizzera deve lanciare una strategia in questo ambito, ha chiesto l'Olanda. Diversi paesi hanno pure chiesto che il Centro svizzero di competenza per i diritti umani (CSDU, www.skmr.ch), operativo dal 2011 e istituito per una durata sperimentale di cinque anni, sia trasformato in una istituzione nazionale indipendente dei diritti umani con un ampio mandato.

 

Coalizione di Ong - Una richiesta, quest'ultima, sostenuta anche da una coalizione di 47 organizzazioni non governative elvetiche, che ha "colto l'occasione" per avanzare a sua volta le sue richieste e raccomandazioni.

 

"L'esame del rapporto della Svizzera non dev'essere soltanto una opportunità periodica, ma una chance permanente", ha affermato in una conferenza stampa Manon Schick, direttrice generale della sezione svizzera di Amnesty International. Secondo le ong, una "soluzione convincente" va trovata inoltre per garantire la compatibilità delle iniziative popolari con le convenzioni internazionali sui diritti umani. Altra raccomandazione: una legge generale contro le discriminazioni, che "manca in modo crudele".

 

Infine - esigono le Ong - la Svizzera deve ratificare il protocollo facoltativo che rende possibile la "giustiziabilità" dei diritti economici, sociali e culturali, ossia la garanzia di potersi rivolgere a un tribunale per ottenere la tutela di questi diritti.

 

Burkhalter, avanti ma con giudizio - Intervenuto a sua volta in una conferenza stampa, il ministro Burkhalter ha scartato ogni possibilità di ratifica di tale protocollo e ha detto che una legge generale contro le discriminazioni non sarebbe necessariamente migliore del sistema attuale. Quanto alla creazione di un ente nazionale dei diritti umani, il Consiglio federale prenderà una decisione nel 2014.

 

Burkhalter ha detto che Berna terrà conto delle critiche. Non bisogna però correre "il rischio di mettere troppo sotto pressione la popolazione elvetica e renderla così ancora più diffidente delle organizzazioni internazionali". "È troppo pericoloso andare troppo in fretta", ha aggiunto, citando ad esempio la richiesta di conformità delle iniziative popolari con i trattati internazionali e riferendosi alle critiche sul voto anti-minareti di novembre 2009.

 

La Svizzera - ha assicurato il consigliere federale - esaminerà le raccomandazioni ma lo farà "progredendo a tappe". Una prima cernita sarà fatta già entro 48 ore, in vista dell'adozione del rapporto da parte del governo prevista per mercoledì. Una procedura di consultazione sarà in seguito avviata con tutti i dipartimenti interessati e con i cantoni.

 

Interrogato sui numerosi rimproveri riguardo a un aumento della xenofobia, Burkhalter ha risposto che non bisogna esagerare e che non è "un dramma" in Svizzera. "Il timore dell'aumento del razzismo e dell'estremismo esiste un po' ovunque. Siamo coscienti che si deve combattere questo pericolo, ma non è un problema unicamente svizzero", ha detto il consigliere federale. Burkhalter ha insistito sulla priorità della restituzione dei fondi illeciti dei dittatori, un dossier sul quale la Svizzera si ritiene all'avanguardia.

 

Ats

 

 

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