Per introdurre la preferenza indigena un cantone deve registrare un tasso di immigrazione netta superiore alla media nazionale
BERNA - Il modello bottom-up per la gestione dell'immigrazione può essere attivato sia a livello cantonale che nazionale, ma in entrambi i casi la condizione preliminare è un tasso di immigrazione molto superiore alla media Ue/Aels. Solo così infatti è possibile giustificare l'eccezionalità della situazione svizzera. Questo criterio da solo non basta però a far scattare le misure di salvaguardia.
Per introdurre la preferenza indigena un cantone deve registrare un tasso di immigrazione netta superiore alla media nazionale e un'evoluzione della disoccupazione superiore o un evoluzione dei salari inferiore agli altri cantoni.
L'evoluzione della disoccupazione verrà calcolata facendo una media fra il tasso SECO (disoccupati iscritti agli URC) e il tasso ILO (calcolato in base ai criteri dell'Organizzazione internazionale del lavoro). Per quanto riguarda i salari si terrà conto di una media fra salari bassi (20p), medi (50p) e alti (80p).
In base ai dati degli anni passati, la Svizzera avrebbe sempre soddisfatto la condizione preliminare per introdurre il modello bottom-up sia a livello cantonale che federale, poiché l'immigrazione è sempre stata più alta rispetto ai paesi Ue/Aels. A dipendenza della variante scelta - più o meno restrittiva, la preferenza ai residenti sarebbe stata introdotta nel 31% o nel 17% dei casi.
Per quanto riguarda il Ticino, i risultati non cambiano a seconda della variante: la preferenza avrebbe potuto essere applicata nel 2012, 2013, 2014 e 2015 tenendo conto dell'immigrazione (esclusi i frontalieri). Spetta comunque alle autorità cantonali valutare l'opportunità di tali misure sulla base di considerazioni anche a livello politico, poi sarebbe il Consiglio federale a dover chiedere l'attivazione della clausola al Comitato misto Svizzera-Ue.