Il cantante ha raccontato il suo passato turbolento
ROMA - Sul passato di Achille Lauro se ne sono dette di tutti i colori, ora è l’artista in prima persona a raccontare l’adolescenza e la crescita in un documentario intitolato “Ragazzi-madre: l’Iliade”, in uscita per i suoi 10 anni di carriera. Lauro racconta di essersi ritrovato a vivere da solo quando era poco più di un ragazzino, senza però spiegare perché.
«Sono una persona molto riservata, ma a 13 anni non decidi di andartene di casa», ha detto l’artista, che poi spiega di aver frequentato cattivi ambienti della periferia romana. «Ero circondato dai cattivi esempi, cinquantenni pluripregiudicati che per me erano qualcosa di simile a un padre. Un ambiente marcio, razzista, omofobo».
Lauro spiega di aver vissuto come «un incosciente«: «Andavo a rubare al supermercato, tornavo con 5-600 euro di roba ed era la nostra festa. Avevo quattro cellulari senza batteria perché ero un delinquente».
Quando ha conosciuto il rap, la sua prima forma di espressione artistica, qualcosa è cambiato. «Ho capito che non volevo diventare come le persone che mi avevano cresciuto e mi sono costruito il successo - dice il cantante -. Ho guardato la musica dal punto di vista imprenditoriale».