L'accordo arriva a poche settimane dalla citazione in giudizio della multinazionale svizzera per le condizioni di lavoro nelle miniere
ZUGO / KINSHASA - Citata in giudizio di recente negli Stati Uniti per le condizioni di lavoro nelle sue miniere di cobalto nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), a partire da quest'anno Glencore fornirà il metallo estratto nel Paese africano a Samsung. Lo indica una nota odierna della società in cui non si rivela il prezzo della transazione.
La durata del contratto è di cinque anni e l'intesa prevede la consegna di 21.000 tonnellate di cobalto entro il 2025, precisa la nota. Questo elemento serve per la produzione delle batterie al litio di smartphone, tablet, computer e automobili elettriche.
Nel dicembre scorso, la società con sede a Baar (ZG) è stata citata, assieme ad altre multinazionali, in una causa collettiva negli Stati Uniti sulle condizioni di lavoro nelle miniere di cobalto. L'organizzazione non governativa International Rights Advocates (IRA) ha denunciato i casi di «centinaia, persino migliaia di bambini mutilati o uccisi» in RDC.
Il gruppo Glencore aveva risposto dichiarando che IRA, una ong di avvocati con sede a Washington, gli aveva attribuito «per errore» delle concessioni di sfruttamento che di fatto non gli appartengono, sottolineando di non tollerare alcuna forma di lavoro dei bambini.
La denuncia è rivolta contro le multinazionali statunitensi Apple, Google, Microsoft, Tesla e Dell, sospettate di aver aiutato e incoraggiato lo sviluppo di una catena di approvvigionamento di cobalto con condizioni di lavoro miserabili in RDC.
Glencore è il più grande produttore privato di cobalto al mondo. Quotata alle borse di Londra e Johannesburg (Sudafrica), la multinazionale è presente in oltre 50 paesi con 158'000 dipendenti. Glencore commercia 90 materie prime, per alcune delle quali ha quote di mercato assai significative.
Il gruppo ha le sue origini nel Marc Rich Group fondato nel 1974 da Marc Rich, finanziere e imprenditore leggendario e controverso, morto nel 2013 a Lucerna.
L'azienda è spesso presa di mira da organizzazioni non governative per le condizioni di lavoro nelle miniere: l'impresa ha però sempre respinto le accuse, sostenendo che il rispetto dei diritti dei collaboratori e delle comunità locali è prioritario per la società.