Cerca e trova immobili

CORRISPONDENZA ESTERORomano Piazzini: "Quel rispetto asiatico che qualcuno puo' scambiare per scortesia"

28.06.14 - 11:41
di Romano Piazzini, ieri in Ticino, oggi in Asia
Colourbox
Romano Piazzini: "Quel rispetto asiatico che qualcuno puo' scambiare per scortesia"
di Romano Piazzini, ieri in Ticino, oggi in Asia

Condividendo una birra in due, seduti in pozzetto al tramonto, dopo aver gettato l’ancora alla foce di un fiume lungo la costa malesiana dello Stretto di Malacca, riflettiamo su quanto l’Asia sia un mondo distante e diverso dal nostro.

La barca ha il pregio di fartelo capire molto chiaramente. 
Senza artifici o intermediari turistici, ti confronta infatti direttamente con la realtà più autentica di un paese, con le usanze e le abitudini più genuine e radicate dei suoi abitanti.

Arrivando dalle ridenti isole del Pacifico dove quasi ovunque venivamo circondati di canoe cariche di adulti e di bambini curiosi e raggianti venuti per darci il benvenuto, proporci uno scambio o invitarci ad una cerimonia, si resta attoniti per quanto fredda, discreta e distaccata possa rivelarsi l’accoglienza in Asia. Un mix di confucianesimo, taoismo, induismo e buddismo, ha fatto sì che nel corso dei secoli, si forgiasse culturalmente un profondo rispetto per gli altri. Un rispetto che ai nostri occhi rischia di essere interpretato come disinteresse se non addirittura come scortesia, ma così non é. 

Nelle sperdute isole del Pacifico, laddove non si vedeva una barca da quasi 15 anni, prima che attirassimo la loro attenzione gettando l’ancora davanti al villaggio, tutti erano impegnati a riposare, a raccogliere qualche frutto, a confezionare piccoli oggetti di artigianato o magari anche a spidocchiarsi vicendevolmente. 
In Asia, é diverso. Decine di migliaia di isole, culture millenarie, spiritualità diffusa e tanta, ma tanta gente operosa. Barche da pesca, bancarelle, mercatini, officine, negozi, mezzi di trasporto d’ogni genere, tutto é in frenetica attività per strappare denaro alla vita, per concludere piccoli o grandi affari. 

Nulla di sorprendente, quindi, se al nostro arrivo nessuno si é accorto di noi. Unica eccezione, la nave incaricata di coordinare le ricerche e i soccorsi del traghetto carico di clandestini naufragato la scorsa settimana proprio qui, nello stretto di Malacca. Vedendoci apparire sul radar, ci chiede via radio di cooperare alle ricerche segnalando l’avvistamento di eventuali oggetti sospetti o corpi umani sullo specchio d’acqua che stiamo attraversando. Una strana sensazione ci pervade. Navighiamo in un tratto di mare dove da un momento all’altro potremmo vedere galleggiare qualche cadavere. Un grosso elicottero volteggia sopra le nostre teste percorrendo in lungo e in largo l’area della tragedia. La visibilità non é eccellente. Una nebbiolina prodotta dagli incendi di coltivazioni e foreste nella vicina isola di Sumatra, persiste per l’intera giornata. Aguzziamo la vista, ma lungo la nostra rotta non notiamo nulla, solo un mare sporco, tristemente pieno di plastica alla deriva.

 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE