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Quella della violenza contro le donne è una «crisi globale che prospera su altre crisi»

In occasione della Giornata internazionale dell'Onu è stata lanciata una campagna della durata di 16 giorni
Quella della violenza contro le donne è una «crisi globale che prospera su altre crisi»
Depositphotos (fabianaponzi)
Quella della violenza contro le donne è una «crisi globale che prospera su altre crisi»
In occasione della Giornata internazionale dell'Onu è stata lanciata una campagna della durata di 16 giorni
NEW YORK - Oggi, 25 novembre, ricorre la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con una risoluzione del 1999. Peggio con il Covid - Tutti le nazioni del mo...

NEW YORK - Oggi, 25 novembre, ricorre la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con una risoluzione del 1999.

Peggio con il Covid - Tutti le nazioni del mondo sono invitate a organizzare attività di sensibilizzazione dell'opinione pubblica contro un fenomeno spesso strisciante e ancora largamente diffuso. Specialmente in questa epoca segnata dal Covid-19: un rapporto pubblicato da l'entità delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l'empowerment delle donne (UN Women) sottolinea l'erosione del sentimento di sicurezza delle donne sia nello spazio pubblico che in quello privato. Una crisi che non è nata dal nulla, ma che è peggiorata proprio durante la pandemia.

Pandemia-ombra di violenza - «La violenza contro le donne è una crisi globale esistente che prospera su altre crisi» ha dichiarato la direttrice esecutiva di UN Women Sima Bahous. «Conflitti, disastri naturali legati al clima, insicurezza alimentare e violazioni dei diritti umani contribuiscono a far vivere donne e ragazze con un senso di pericolo, anche nelle proprie case, quartieri o comunità. La pandemia di Covid-19, che ha reso necessario l'isolamento e il distanziamento sociale, ha consentito una seconda pandemia-ombra di violenza contro donne e ragazze, dove spesso si sono trovate in isolamento con i loro aggressori. I nostri nuovi dati sottolineano l'urgenza di sforzi concertati per porre fine a questa situazione» conclude Bahous.

Violenza nel privato e nei luoghi pubblici - Il rapporto, realizzato in 13 paesi sulla base delle risposte di oltre 16mila donne, prende il nome di "Misurare la pandemia-ombra: violenza contro le donne durante il Covid-19". Tra i principali dati emerge che il 45% delle donne ha sperimentato una forma di violenza durante la pandemia, mentre si sale al 65% se si prende in considerazione la loro intera vita. Il 25% sostiene che i conflitti domestici sono diventati più frequenti durante il confinamento e di sentirsi meno sicure all'interno della propria abitazione. Sette donne su dieci pensano che gli abusi fisici o verbali compiuti dal partner siano diventati più comuni.

Il peggioramento non riguarda solamente le mura domestiche: il 40% delle interpellate si sente meno sicura negli spazi pubblici e il 60% ritiene che le molestie sessuali (di qualunque genere) siano peggiorate. Una donna su cinque si sente meno sicura a camminare per strada durante il giorno, mentre di notte la percentuale sale al 50%. Circa un terzo di chi ha preso parte all'inchiesta ritiene che la violenza contro le donne all'interno della propria comunità sia peggiorata in epoca Covid.

Peggio per le donne giovani e disoccupate - Si può tracciare un identikit delle vittime più probabili di violenza? Dai dati emerge che il 48% nella fascia di età 18-49 anni ha sperimentato un episodio (e conosce qualcuno a cui è accaduto), mentre si scende al 42% tra i 50 e 59 anni e al 34% nelle over 60. C'è poi una differenza tra le donne che lavorano e quelle disoccupate: queste ultime hanno riferito casi di violenza con una percentuale del 52%, che scende al 43% tra chi ha un'occupazione.

Tra le nazioni prese in considerazione l'esposizione alla violenza contro le donne è alta in Kenya (80%), Marocco (69%), Giordania (49%) e Nigeria (48%). La percentuale più contenuta è quella del Paraguay, pari al 25%. In cosa consistono, esattamente, queste forme di violenza? Le forme più comuni sono gli abusi verbali e la negazione delle risorse fondamentali per vivere, a partire da quelle alimentari. Si passa poi a un divieto nel comunicare con l'esterno (sul quale hanno influito i lockdown e le forme di distanziamento sociale) e, in misura leggermente minore, troviamo le molestie sessuali e gli abusi fisici. C'è poi un diffuso senso d'impotenza e di abbandono: solo una donna su 10 ha affermato che le vittime sarebbero andate alla polizia per chiedere aiuto.

La campagna - Proprio a partire da oggi, l'Onu lancia una campagna di attivismo della durata di 16 giorni dal titolo "Orange the World: End Violence against Women Now!". «Sebbene pervasiva, la violenza di genere non è inevitabile. Si può e si deve prevenire» affermano le Nazioni Unite. Il modo per fermare la violenza «inizia con le sopravvissute che adottano approcci globali e inclusivi che affrontano le cause profonde, trasformano le norme sociali dannose e danno potere a donne e ragazze. Con servizi essenziali incentrati sulle sopravvissute nei settori della polizia, della giustizia, della salute e sociale e finanziamenti sufficienti per l'agenda dei diritti delle donne, possiamo porre fine alla violenza di genere».

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