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STATI UNITIProteste contro Trump? «Una terapia». Lui non pensava di arrivare fino in fondo

14.11.16 - 16:15
Un professore ricorda che ci furono enormi manifestazioni spontanee anche dopo l'elezione di Lincoln. Soros organizza la "resistenza"
Proteste contro Trump? «Una terapia». Lui non pensava di arrivare fino in fondo
Un professore ricorda che ci furono enormi manifestazioni spontanee anche dopo l'elezione di Lincoln. Soros organizza la "resistenza"

NEW YORK - Le proteste contro l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca non si fermano. Secondo il New York Times per molte persone rappresentano una terapia e potrebbero portare alla nascita di una nuova coalizione liberale.

Si tratta di una situazione decisamente insolita nella storia politica moderna degli Usa: per vedere manifestazioni simili dopo l'elezione di un presidente, infatti, bisogna tornare indietro al 1860, quando venne eletto Abramo Lincoln e ci furono enormi proteste spontanee in tutto il Paese. A ricordarlo è Douglas Brinkley, docente di storia alla Rice University di Houston, in Texas. Lincoln - spiega il professore - vinse con solo il 40% del voto popolare e non era neppure sulle schede elettorali in alcuni stati del Sud.

Escalation delle tensioni razziali nei college - L'elezione di Donald Trump ha portato ad una escalation delle tensioni razziali tra gli studenti nei campus delle università americane. Secondo quanto riportato dai media statunitensi, uno studente della University of Oklahoma è stato temporaneamente sospeso con l'accusa di aver inviato messaggi violenti e razzisti a matricole nere, e il rettore ha promesso che l'ateneo non tollererà "razzismo o discorsi basati sull'odio". La polizia sta indagando anche su una minaccia contro uno studente musulmano dell'università del Michigan.

Alla Villanova University, invece, un gruppo di ragazzi bianchi ha assalito una donna di colore cantando "Trump, Trump". Anche all'University of Pennsylvania, l'ateneo frequentato dal presidente eletto, alcune matricole afroamericane sono state aggiunte ad una chat in cui si parlava di "linciaggio quotidiano" e una di loro è stata chiamata "stupido schiavo". Lo stesso tycoon ieri è intervenuto sull'argomento, chiedendo ai suoi sostenitori di piantarla con gli attacchi razzisti.
 
La 'resistenza' di Soros - George Soros organizza la resistenza anti-Trump. Il miliardario filantropo e altri paperoni liberal che hanno inondato con milioni la campagna elettorale di Hillary Clinton si riuniscono in una tre giorni a porte chiuse per valutare le strade con cui combattere il presidente statunitense neo eletto.

L'incontro è sponsorizzato dal club dei finanziatori Democracy Alliance, e include la partecipazione di alcuni politici di spicco, da Nancy Pelosi alla senatrice Elizabeth Warren.

L'agenda dell'incontro non lascia adito a dubbi: i miliardari liberal sono pronti a dichiarare guerra a Donald Trump dal primo giorno, definendo il suo programma «un attacco terrificante all'operato del presidente Obama e alla nostra visione di un Paese più giusto».

L'incontro è un occasione di riflessione per i democratici, soprattutto sul ruolo della Democracy Alliance, l'influente club che riunisce i finanziatori democratici e che da anni aiuta a definire la strategia della sinistra.

L'azione della Democracy Alliance non ha funzionato per Hillary: l'idea di puntare sulle minoranze e sulle donne non ha aiutato i democratici, così come il cambiamento climatico e i soldi in politica non sono riusciti a far breccia sull'elettorato come l'alleanza prevedeva. E la Democracy Alliance è consapevole dei suoi errori. «Non si perde un'elezione che si doveva vincere e con così tanto in gioco senza commettere errori pesanti nella strategia e nella tattica» ammette il presidente dell'alleanza Gara LaMarche.

La Democracy Alliance è stata fondata nel 2004 da Soros da altri finanziatori democratici che avevano versato importanti somme di denaro per aiutare la campagna di John Kerry contro George W. Bush. Ai membri è richiesto di contribuire con almeno 200'000 dollari l'anno a cause portate avanti da alcuni particolari gruppi democratici, ma anche una quota di 30'000 dollari l'anno per l'iscrizione.

Trump non pensava di farcela - Il neo eletto presidente americano Donald Trump non si aspettava che la sua campagna elettorale andasse oltre l'autunno del 2015, ed era pronto a dare il suo appoggio all'ex candidato alle primarie repubblicane e governatore del New Jersey, Chris Christie.

«Trump ha detto a Christie che non si aspettava sarebbe durato oltre il mese di ottobre 2015, a quel punto avrebbe dato a lui il suo appoggio», si legge nel libro scritto da Thomas Lake della Cnn insieme al team politico del canale televisivo americano.

A rivelarlo è stato un consigliere di Christie che ha chiesto di mantenere l'anonimato, precisando: «Hanno sempre pensato che il primo a uscire avrebbe dato l'appoggio all'altro». Durante le primarie, si afferma ancora, Trump e Christie avevano un nemico comune, ossia il senatore della Florida Marco Rubio.

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COMMENTI
 

mgk 7 anni fa su tio
Speriamo che in futuro i bianchi possano entrare in certe bsnlieu black

elvetico 7 anni fa su tio
Il Soros e la sua cricca di miliardari sono pericolosi individui che fomentano discordie e disordini ovunque allo scopo di ottenere un loro mondo ideale: essendo totalmente incapaci di accetttare un voto popolare, sono anche arroganti antidemocratici. Che il diavolo se li porti !

lo spiaggiato 7 anni fa su tio
Ma guarda, il miliardario di origine ebraiche è un finanziatore delle proteste?... non me lo sarei mai aspettato!... :-)))
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