Mentre la pandemia esplodeva, alla casa anziani di Sementina si socializzava con varie attività di gruppo.
«Abbiamo pazienti con disturbi cognitivi, queste attività danno una struttura alle loro giornate», si giustifica il direttore amministrativo.
BELLINZONA - Pasti tutti nella stessa sala. E attività come tombola, atelier creativi e "chiacchiere e caffè" con gruppi fino a 12, 13 o 14 partecipanti. Si faceva anche questo, tra marzo e aprile 2020, alla casa anziani di Sementina, dove in poco più di un mese 22 residenti sono deceduti a causa del Coronavirus. E questo, a dispetto dei contagi in crescita, fuori e dentro la struttura, e della sospensione di tutte le attività socializzanti di gruppo ordinata dal medico cantonale il 9 marzo per tutte le strutture sanitarie.
Distanti, ma quanto? - «Bisogna capire innanzitutto che cos'è il distanziamento sociale. Inizialmente non era stato quantificato, in termini di distanza, né dall'UFSP né dal medico cantonale», si giustifica il direttore amministrativo della casa anziani. «Ci siamo assicurati che gli utenti non avessero degli avvicinamenti inadeguati ma abbiamo continuato a tenere i pasti in sala pranzo. Gli ospiti venivano disposti a scacchiera, quindi un distanziamento c'era, ma comunque secondo le direttive allora vigenti i pazienti potevano muoversi liberamente all'interno della casa anziani». I tavoli «erano inoltre stati distanziati un po' di più», aggiunge la ex capo cure.
«La distanza si conosceva» - «Non è vero che non si sapeva a quanto equivalesse la distanza sociale», replica il procuratore generale Andrea Pagani. «Già il 26 febbraio, in uno scambio mail proprio con il direttore amministrativo, la direttrice sanitaria stessa scriveva che il contatto tra pazienti non doveva avvenire a meno di due metri di distanza per una durata superiore ai 15 minuti». La direttrice sanitaria, dal canto suo, sostiene però che il contesto fosse un altro: «Mi riferivo alle conoscenze diffuse dall'UFSP e dall'OMS in merito all'esposizione al virus in caso di presenza di contagi. Allora non avevamo però alcun caso nella casa anziani».
«Per chi ha disturbi cognitivi una struttura è necessaria» - E la tombola, il club dei lettori e gli atelier creativi? «Il medico cantonale aveva sospeso le attività socializzanti di gruppo. Ma quelle che venivano proposte per noi non lo erano», spiega il direttore amministrativo. «Le attività che tenevamo vengono definite sociosanitarie ordinarie ed erano limitate a chi stava sullo stesso piano, nello stesso reparto. Ricordo che abbiamo pazienti con disturbi cognitivi e difficili da contenere, e queste attività terapeutiche danno una struttura alle loro giornate. Il fatto di rinchiudere l'anziano, deprivarlo dall'affetto dei familiari e privarlo di qualsiasi attività è vissuto molto male dal paziente». «L'anziano è comunque un essere umano», sottolinea dal canto suo la ex responsabile cure, che ha preso la decisione di mantenere le attività di gruppo. Questa decisione, viene specificato, è stata tacitamente avvallata sia dal direttore amministrativo che dalla direttrice sanitaria.
«Attività, ma senza persone esterne» - «Un'attività socializzante per me era un'attività che si svolge con un certo numero di persone sia interne che esterne alla struttura, con il coinvolgimento ad esempio dei familiari degli ospiti o di una banda musicale», aggiunge la direttrice sanitaria. «Si è cercato di mantenere le attività che piacevano ai residenti, ma attuate con modalità differenti. Per la tombola, ad esempio, la scheda utilizzata veniva poi gettata e il pennarello veniva disinfettato». I controlli, secondo l'ex capo cure, venivano comunque effettuati: «Non li facevo tutti i giorni ma passavo ai piani e le distanze venivano mantenute».
I familiari non sapevano - I familiari «erano però stati informati che le attività di gruppo erano state interrotte totalmente, mentre la direttiva ricevuta dal personale diceva che avreste mantenuto le attività al piano», sottolinea però la giudice Elettra Orsetta Bernasconi Matti, chiedendo spiegazioni. «I familiari vengono informati sui principi di quanto viene applicato a livello di misure sanitarie, mentre il personale ottiene delle indicazioni più dettagliate», si giustifica il direttore amministrativo.
Le suddette attività sono state interrotte solo in seguito a un'ispezione effettuata ad aprile dall'Ufficio del medico cantonale. «Se fossimo stati al corrente prima che le attività che venivano proposte erano considerate socializzanti avremmo fatto altri ragionamenti», commenta il direttore amministrativo.