3000 operai edili e i sindacati in Piazza Governo. Qui hanno incontrato la presidente del Gran Consiglio lamentandosi per l'esito delle trattative con gli impresari costruttori
BELLINZONA - Urla. Cori. Contro i padroni. E contro il loro «diktat». È sfilato, rumoroso e compatto, il corteo degli operai edili che oggi hanno protestato per le condizioni ritenute «insufficienti» e «provocatorie» offerte dagli impresari costruttori in vista del rinnovo del Contratto nazionale mantello nel settore che scade a fine anno. «Non siamo bestie, siamo persone», sottolinea ai nostri microfoni (guarda il video) uno degli scioperanti.
Tremila operai nella capitale - E sono stati circa 3'000 - secondo le stime dei sindacati - i lavoratori che oggi sono giunti a Bellinzona per manifestare tutto il proprio malcontento. Il nutrito gruppo ha sostato pure davanti a Palazzo delle Orsoline esprimendo «tutta la loro rabbia e la loro preoccupazione» per le proposte padronali che considerano «inaccettabili» e che trasformerebbero un intero settore nel caos generalizzato, penalizzando non solo i lavoratori ma anche le imprese edili radicate sul territorio cantonale.
«Ricatti e blocchi, i lavoratori ne hanno abbastanza» - Nel mirino degli scioperanti soprattutto il dumping salariale e l'allungamento delle giornate lavorative. «Dopo circa un anno di blocco delle trattative e di ricatti, i lavoratori ne hanno abbastanza», hanno affermato Unia, Syna e OCST all'unisono.
«Gli operai in collera? Non sono sorpreso» - «Gli impresari costruttori si sono rifiutati per nove mesi di negoziare il prepensionamento a 60 anni e ora utilizzano diverse forme di pressione. Non è quindi sorprendente che gli operai siano in collera», specifica il responsabile del settore edile presso Unia, Dario Cadenazzi.
«Un diktat inaccettabile» - Tutte queste preoccupazioni sono state espresse anche alla presidente del Gran Consiglio Pelin Kandemir Bordoli che ha abbandonato momentaneamente i banchi del Parlamento ed è uscita in Piazza Governo per ascoltare le rivendicazioni degli scioperanti. «Le nostre sono controproposte per evitare quello che gli impresari vogliono imporre come un diktat», sottolinea Paolo Locatelli di OCST. «Essi vogliono relativizzare diversi diritti dei lavoratori». In particolare sull'orario di lavoro. «La richiesta padronale sulla flessibilità è semplicemente inaccettabile».
«È solo l'inizio» - Quella ticinese, ricordiamo, è la prima di diverse altre manifestazioni che si terranno nel Paese. «Dà slancio alle altre che si svolgeranno in Svizzera. Già domani a Ginevra mi aspetto una presenza massiccia di muratori arrabbiati che faranno valere i propri diritti». L'azione di protesta condotta oggi a Bellinzona è «solo l'inizio di un autunno che si preannuncia caldo» sui cantieri, hanno avvertito i sindacati.