L’area di Stalvedro è l’ultima tappa ticinese per chi viaggia sull'A2 e si appresta ad attraversare il Gottardo. Il video tra i viaggiatori dopo il dramma costato la vita a due persone
AIROLO – «È un tunnel davvero complicato da percorrere». Ad ammetterlo è un giovane costretto ad attraversare ogni giorno la galleria del San Gottardo per lavoro. Lo incontriamo sul piazzale dell’area di servizio di Stalvedro sud, ad Airolo. Il pensiero, inevitabilmente, corre al tragico incidente di mercoledì, che ha causato la morte di due persone e il ferimento di altre cinque. «Ogni volta che si sente una notizia del genere – racconta – sono nervoso. Perché sai che se capita, non puoi scappare».
Nella pancia della montagna – È l’ultima tappa ticinese per chi viaggia in autostrada prima di entrare in quei 17 chilometri nella pancia della montagna. A poche ore dall’ennesimo dramma, quali sono gli umori di chi si appresta ad affrontare il tunnel? «È inutile, serve il raddoppio – sussurra a microfoni spenti un camionista –. Gli spazi là dentro sono ristretti. E la gente è sempre più distratta».
Il parere dello psichiatra – «La maggior parte delle persone di fronte a un tunnel di queste dimensioni ha un atteggiamento di sano timore – sostiene lo psichiatra Tazio Carlevaro –. È cosciente di sapere guidare. E sa che il tasso di pericolo è comunque basso. La prudenza è necessaria. Sempre. A non essere necessaria è la paura. La claustrofobia. Non ci si può aggrappare alla paura di qualcosa che ha poche probabilità di accadere. Altrimenti non si vive più».
L’inferno del 2001 – Così la pensa anche Bruno Lombardi, gerente dell’area di Stalvedro sud dal 1987. Un uomo che ha vissuto in prima persona anche l’inferno del 24 ottobre 2001, quando nel tunnel morirono 11 persone. «La gente fa domande, è normale. Si ferma da noi. Beve un caffè e intanto ci chiede quanto è lungo il tunnel, quanto ci si mette a percorrerlo. Sono quesiti a cui siamo abituati. Non si può parlare, tuttavia, di una vera fobia da galleria. Anzi. L’altro giorno, quando tutti erano in coda per l’incidente mortale, c’era chi non aveva neanche rispetto per i defunti e imprecava perché era bloccato qui».
Richiesta di birra – Non a tutti il tunnel fa lo stesso effetto. È un dato di fatto. «Alcuni – precisa Lombardi – non si rendono neanche conto di quanto sia impegnativa quella galleria. Penso, ad esempio, ai camionisti provenienti dalla Romania, dalla Repubblica Ceca, dalla Polonia. Vengono qui e ci chiedono alcol. Birra prima di entrare nel tunnel. Capite? Da quando l’Unione Europea si è allargata verso est, è un problema frequente. Certo, noi gli diciamo di no. Per ora. Ma la politica federale sembra intenzionata a consentire anche alle aree di servizio autostradali di vendere alcol. Non so come affronteremo la questione».
Tecniche di rilassamento – Accanto alle pompe di benzina, c’è una signora, appena salita in auto. Ci svela i suoi trucchi per affrontare il tunnel con serenità. «Mi fermo sempre alla stazione di servizio. Cerco di rilassarmi, di pensare ad altro, di mangiare qualcosa». E c’è anche chi ha la mente completamente libera. È il caso di un autista italiano, intento a fare il pieno di carburante. «Non sono teso – puntualizza sorridendo –. Sono tranquillo. Forse perché è la prima volta che passo di qui».