Molte le segnalazioni riguardo alle "tasse selvagge" dei pacchi in dogana, fra queste quella di un brissaghese che ha deciso di fare ricorso "a modo suo".
LUGANO - Ha toccato un nervo scoperto l'articolo pubblicato lo scorso 3 febbraio su tio.ch e 20 minuti riguardo alla tassa di 13 franchi che la Posta fattura in caso di controllo di un pacco alla dogana. Sono stati molti i lettori che ci hanno scritto per raccontare le loro "disavventure doganali" e per lamentarsi di un sistema di rimborsi e tasse poco trasparente e, per diversi, «esagerato».
Oltre alle imposte, applicate (non solo al momento dello sdoganamento, in base alla provenienza, ma anche sul totale della fattura tutto compreso) a più d’uno non è andata giù proprio l'apparente casualità di controlli e balzelli.
Molti dubbi, poche risposte - Una delle grandi pecche, possiamo dirlo, dell'attuale sistema è la mancanza di chiarezza. Oltre a segnalazioni e denunce in redazione sono arrivate parecchie email anche solo per domandarci: «Ma come funziona? Perché ho dovuto pagare?». Dubbi più che leciti se chi scrive magari non si destreggia spesso con spedizioni internazionali e affini ma che restano anche a chi, invece, di questi pacchi ne riceve anche diversi al mese.
«Dove sta la logica?» - È il caso di D.M. con il pallino per la modellistica: «Mi capita spesso di acquistare merce online e negli anni me ne sono capitate di cotte e di crude: 16 franchi di tasse su pacchetti di merce da 5-10 fr. mentre altri da centinaia di fr- che ricevono il bollino dell'esentasse, dove sta la logica?». Al momento di tirare le somme, però, c'è più da piangere che da ridere: «Non ho mai fatto un conteggio accurato delle spese ma penso che, in un anno, se ne vadano circa i due terzi di un mio stipendio... Un vero salasso!», continua M.
«Una crociata» di principio - Bisogna quindi rassegnarsi e pagare? C'è chi pensa di no, è il caso del brissaghese E. R. che ha iniziato quella che lui definisce «una crociata» più che decennale nei confronti del gigante giallo. «A casa ho una scatola di quella delle banane piena di lettere che ho spedito alla Posta, compresa una procedura di ricorso, alle quali non ho mai avuto risposta». Ma qual è questa spinosa domanda? «Vorrei sapere con quale criterio effettuano gli esami e su quale base vengono fatturati questi 13 franchi? È interessante anche la questione giuridica: in teoria non potrebbero addebitarceli senza avvisarci prima».
Se il rimborso è fai-da-te - Frustrato dalla situazione di stallo R. ha deciso di agire a modo suo: «Mi sono recato in posta, ho acquistato 13 franchi di francobolli e, al momento di pagare, ho lasciato una lettera di credito che afferma che salderò al momento che mi verranno rimborsate le tasse doganali. Fino a oggi non si sono mossi e non sono mai stato accusato di furto».
La Posta: «Ci assumiamo un onere del destinatario» – Da noi interpellata sulla questione la Posta ha ha voluto spiegare su quale base viene emessa la fattura. Così come in un'ipotetica ispezione alla dogana stradale «il destinatario del pacco controllato sarebbe di massima tenuto a collaborare per quanto riguarda la dichiarazione», spiega la portavoce Nathalie Derobert. Fanno parte di quest’obbligo anche le eventuali richieste delle autorità per far si che tale esame venga effettuato: «come lo scarico dei colli oppure il togliere la merce dall’imballaggio». In tal caso questo onere del destinatario viene svolto dalla Posta che quindi «fattura il tempo dedicato».