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VAUDResta in detenzione preventiva il presunto jihadista

14.12.16 - 12:00
L'imputato ha ammesso di essersi recato in Siria nel 2013, soggiornando in un campo nel quale svolgeva servizi di sorveglianza
Resta in detenzione preventiva il presunto jihadista
L'imputato ha ammesso di essersi recato in Siria nel 2013, soggiornando in un campo nel quale svolgeva servizi di sorveglianza

LOSANNA - Il Tribunale federale (TF) ha comunicato oggi di aver confermato il prolungamento della detenzione preventiva per un uomo di Winterthur (ZH), sospettato dal Ministero pubblico della Confederazione (MPC) di avere legami con l'Isis. L'uomo si trova in carcere dallo scorso febbraio.

Il regime di detenzione preventiva era già stato prolungato il 17 agosto fino al 15 novembre. Nel mese di ottobre, il Tribunale penale federale (TPF) aveva poi deciso di estendere ulteriormente questo periodo, sentenza contro la quale l'imputato aveva fatto ricorso.

I giudici losannesi si sono però espressi in sfavore del presunto jihadista, accusato dal MPC di sostegno a un'organizzazione criminale e di violazione della legge federale che vieta i gruppi Al Qaida e Stato islamico.

Il TF ritiene che vi siano indizi fondati a carico dell'uomo. L'imputato ha innanzitutto ammesso di essersi recato in Siria nel 2013, soggiornando in un campo nel quale svolgeva servizi di sorveglianza. Diverse foto lo ritraggono in tenuta da combattente e in possesso di armi. Da sue dichiarazioni, così come da informazioni ottenute durante le indagini, emerge come fosse in stretti contatti con estremisti che avevano apertamente fornito il loro sostegno all'Isis, scrive il TF. Inoltre, il sospettato esercitava una funzione dirigenziale in un'associazione frequentata da jihadisti, salafisti predicatori di odio e reclutatori dell'Isis.

In quanto istruttore di sport da combattimento, ha avuto legami con diverse persone, tra cui vari giovani, che hanno in seguito intrapreso o tentato il viaggio in Iraq o in Siria. L'indagine ha anche messo in luce che si allenava in Siria in vista della "guerra santa", pensando a una possibile morte come martire.

Da parte sua l'uomo, di origini italiane e convertitosi all'Islam, sostiene di aver raggiunto la regione con lo scopo di distribuire beni di prima necessità, negando di aver partecipato attivamente al conflitto.

Secondo i giudici del TF, vi è però il fondato rischio di collusione, tenendo anche conto del fatto che numerose prove devono ancora essere esaminate e alcuni interrogatori avranno luogo prossimamente.

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