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ZURIGODelitto di Seefeld, le autorità fanno mea culpa

04.07.16 - 18:14
Per ora l'omicidio è ancora avvolto in un alone di mistero: i retroscena del delitto, la sua dinamica e il movente non sono ancora noti
Delitto di Seefeld, le autorità fanno mea culpa
Per ora l'omicidio è ancora avvolto in un alone di mistero: i retroscena del delitto, la sua dinamica e il movente non sono ancora noti

ZURIGO - Le autorità giudiziarie del canton Zurigo hanno giustificato oggi in una conferenza stampa il congedo non accompagnato concesso a un detenuto 23enne, scomparso il 23 giugno e ritenuto coinvolto nell'omicidio di giovedì scorso, 30 giugno, nel quartiere Seefeld di Zurigo.

Un altro uomo era stato arrestato giovedì scorso immediatamente dopo l'omicidio. Si tratta di un 25enne, anch'egli svizzero, ha indicato il procuratore pubblico incaricato dell'inchiesta Adrian Kägi. Nella notte tra venerdì e sabato - ha aggiunto - gli inquirenti hanno potuto stabilire un collegamento con il detenuto 23enne, tuttora in fuga.

Questi non era rientrato il 23 giugno dal congedo concessogli dal penitenziario zurighese di Pöschwies, dove scontava una pena di cinque anni e mezzo per una lunga serie di reati tra cui sequestro di persona, tentata estorsione e rapina e violazione della legge sulle armi. Contro l'uomo è stato spiccato un mandato d'arresto internazionale.

Kägi non ha voluto precisare in quale rapporto egli fosse con il 25enne arrestato e con la vittima, uno svizzero 42enne deceduto per le gravi ferite in una strada del quartiere di Seefeld, sulla sponda sinistra del lago. Alla domanda se il morto sia una vittima casuale o se si sia trattato di una resa di conti la risposta è stata "vogliamo scoprirlo". I retroscena del delitto, la sua dinamica e il movente non sono ancora noti. Non sono state fornite indicazioni neppure sull'arma utilizzata.

La consigliera di Stato socialista Jacqueline Fehr, titolare del Dipartimento cantonale di giustizia oggetto oggi di duri rimproveri da parte dell'UDC, ha rilevato che la maggior parte dei detenuti tornano in libertà - sono 500 all'anno o da uno a due al giorno nel canton Zurigo - e ha detto di voler continuare ad attenersi al principio di una rimessa in libertà graduale, tramite congedi accompagnati o non accompagnati. "Anche se sappiamo che corriamo un rischio, questo è di molto inferiore a quello che correremmo rimettendo in libertà qualcuno allo scadere della pena senza una preparazione", ha detto Jacqueline Fehr.

Il capo dell'Ufficio per l'esecuzione delle pene Thomas Manhart ha precisato che il fuggiasco aveva cominciato a scontare anticipatamente la condanna nell'agosto 2014 e che nel novembre successivo era stato trasferito nel penitenziario di Pöschwies. Anch'egli si è detto del parere che è molto pericoloso rimettere una persona completamente in libertà da un giorno all'altro: occorre un allentamento graduale della carcerazione. Secondo Manhart in carcere il 23enne si era mostrato cooperativo e si era anche sottoposto a una terapia. I congedi accompagnati che gli erano stati accordati si erano svolti bene, ragione per cui gli era stato concesso un congedo non accompagnato.

Rispondendo alle critiche sulla mancata informazione del pubblico sul non rientro in carcere (l'informazione ufficiale è giunta solo sabato 2 luglio, 9 giorni dopo il fatto), Manhart ha detto che si riteneva che l'uomo non fosse pericoloso, altrimenti il congedo non gli sarebbe stato concesso. "Col senno di poi si è sempre più savi", ha detto, rilevando che spesso un annuncio pubblico può anche avere effetti negativi, per esempio che il ricercato faccia ancora più attenzione a non farsi trovare.

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